Libertà di stampa, il nuovo libro di Giancarlo Tartaglia presentato alla Casa della Memoria
La libertà di stampa, tema centrale per il progresso e la democrazia, è il fulcro dell’ultimo lavoro di Giancarlo Tartaglia. Intitolato “Come si uccide la libertà di stampa, Anatomia di un omicidio” e pubblicato da Edizioni All Round, il libro di 255 pagine verrà presentato venerdì 10 gennaio alle ore 17.30 presso la Casa della Memoria e della Storia a Roma, in Via San Francesco di Sales 5. Questo evento offrirà l’occasione di esplorare uno dei periodi più bui per la libertà d’espressione in Italia, con ospiti come Enrico Menduni, Enrico Serventi Longhi e Fulvio Cammarano che discuteranno il contenuto insieme all’autore.
1924, l’anno cruciale per la libertà di stampa
Giancarlo Tartaglia, esperto di storia e profondo conoscitore del giornalismo, ricostruisce con rigore i drammatici eventi del 1924. Questo anno è segnato da momenti cruciali per il controllo della stampa in Italia e per la nascita di strumenti che avrebbero trasformato la comunicazione di massa, contribuendo a consolidare il regime fascista.
Il libro si sofferma sull’omicidio del segretario del Partito Socialista Unitario, Giacomo Matteotti, rapito e ucciso dopo aver denunciato in Parlamento brogli elettorali, corruzione e violenze del fascismo. Tartaglia evidenzia come questo tragico episodio rappresentò una svolta non solo politica ma anche mediatica. Per rispondere alle accuse di Matteotti e prevenire ulteriori critiche, Mussolini impose il nuovo regolamento sulla stampa, un passo fondamentale verso la censura definitiva.
Secondo Tartaglia, il 1924 segna il punto di non ritorno per la libertà di espressione in Italia. Gli anni successivi videro il completamento di questo processo con le leggi “fascistissime”, che assicurarono il pieno controllo del regime su ogni forma di comunicazione.
Mussolini e l’ossessione per il controllo della comunicazione
Il libro offre un ritratto vivido di Benito Mussolini come stratega della comunicazione di massa. Secondo Tartaglia, il Duce considerava la stampa “un’ossessione” e il suo controllo totale “un obiettivo imprescindibile”. Tuttavia, il leader fascista non si limitò ai giornali: fu tra i primi a intuire il potenziale della radio e del cinema come strumenti di propaganda.
La radio, appena introdotta in Italia, divenne rapidamente un mezzo di comunicazione accessibile a tutti, indipendentemente dal livello di alfabetizzazione. Nei cinema, i notiziari filmati prodotti dall’Istituto Luce, proiettati tra il primo e il secondo tempo dei film, avevano un impatto visivo ed emotivo straordinario, impressionando un pubblico sempre più vasto. Mussolini comprese la portata di queste innovazioni e le sottrasse all’imprenditoria privata, ponendole sotto il controllo diretto del governo.
Tartaglia sottolinea come il regime fascista utilizzò questi strumenti per costruire il consenso e trasformare il fascismo in un autentico movimento di massa. In un’Italia largamente analfabeta, soprattutto nel Mezzogiorno, la radio e i cinegiornali furono determinanti nel plasmare l’opinione pubblica.
La nascita del LUCE e dell’URI
Il 1924 fu anche l’anno della nascita di due istituzioni fondamentali per la propaganda fascista: l’Unione Radiofonica Italiana (URI) e l’Istituto Luce. Questi organismi avrebbero avuto un ruolo cruciale nel controllo dell’informazione e nella diffusione del messaggio fascista.
L’Istituto Luce divenne il principale produttore di notiziari filmati, strumenti potenti per influenzare l’immaginario collettivo e legittimare il regime agli occhi della popolazione. Allo stesso modo, l’URI rappresentò il primo passo verso la creazione di una rete radiofonica nazionale interamente controllata dal governo.
Tartaglia ricorda come queste iniziative segnarono l’inizio di una nuova era nella comunicazione politica italiana, trasformando la propaganda in una macchina capace di raggiungere ogni angolo del Paese.
Una ricostruzione storica dettagliata
Il libro non si limita a raccontare gli eventi, ma offre una ricostruzione dettagliata e documentata del contesto storico. Tartaglia, definito da molti un “topo da biblioteca” per la sua meticolosità, analizza con precisione le dinamiche politiche e sociali dell’epoca, mostrando come il 1924 rappresentò un momento decisivo non solo per il giornalismo ma per l’intera società italiana.
Attraverso l’uso di fonti originali e testimonianze, l’autore dipinge un quadro vivido di un’Italia in trasformazione, dove la libertà di stampa veniva progressivamente soffocata per far spazio a un controllo totale dell’informazione.
Nonostante il focus storico, “Come si uccide la libertà di stampa” ha una forte risonanza con il presente. In un’epoca in cui la libertà di stampa è messa in discussione in molti Paesi e la disinformazione dilaga, il libro di Tartaglia invita a riflettere sull’importanza di proteggere il diritto all’informazione.
La storia raccontata nel libro serve da monito: il controllo dei media è uno strumento potente nelle mani di chi cerca di manipolare l’opinione pubblica e limitare la democrazia. Tartaglia ci ricorda che la libertà di stampa non è un privilegio, ma un diritto fondamentale da difendere con forza.
Evento da non perdere
La presentazione del libro alla Casa della Memoria e della Storia sarà un’occasione imperdibile per approfondire un capitolo fondamentale della storia italiana. Con la partecipazione di esperti come Enrico Menduni, Enrico Serventi Longhi e Fulvio Cammarano, l’evento promette di offrire spunti di riflessione sia per gli appassionati di storia che per chiunque sia interessato al tema della libertà di stampa.
Giancarlo Tartaglia, con la sua penna affilata e il suo rigoroso approccio storiografico, ci consegna un’opera che non è solo un tributo al passato, ma anche un invito a vigilare sul presente e a costruire un futuro in cui la libertà di espressione sia garantita a tutti.