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Gesù disse: Chiedete e vi sarà dato, ma anche lui incontrò i limiti della preghiera

Gesù disse: Chiedete e vi sarà dato. Il tema della preghiera emerge più volte nei Vangeli.

Nel Vangelo secondo Luca (Lc 11,5-13) Gesù dice ai discepoli:
«Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Ma a volte non sembra che le cose vadano proprio così.

Limiti della preghiera

Gesù disse: Chiedete e vi sarà dato, ma anche lui quella tragica notte incontrò i limiti della preghiera – Blitzquotidiano.it (Gesù la domenica delle palme nell’affresco di Giotto)

Giacomo definisce i limiti della preghiera: (Giac 3,16-4,3 )“Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni”.

Matteo scrive ricordando che (Mt6,8) il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Per questo, intima, (Mt6,6) “quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.

Gesù è più dí manica larga

Il Vangelo di Luca (Lc11, 5-13) ribadisce: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto”.

Ma lo stesso Gesù incontrò il limite del grande disegno imperscrutabile della Divina Provvidenza di manzoniana memoria. Erano le ultime ore di Gesù su questa terra. Da lì a poco sarebbe finito in croce. Sapeva che quello era il suo destino ma ci provò.

Gesù disse: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu».  Ma il Padre, cioè Dio, non gli diede ascolto e lo lasciò morire sulla croce. Al che Gesù si lamentò: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», in aramaico la sua lingua, «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mc15,34 ; Mt27,46).

Riflessione spontanea dalla lettura di queste righe dl Vangelo di Marco: pregare serve a poco, se il disegno divino è un altro, tu puoi pregare quanto vuoi ma all’imperscrutabile disegno della Provvidenza non si sfugge.

Un mio amico pregò e non fu ascoltato, fu la sua fortuna. Le differerenza fra destino, volontà divims, interventi celesti e libero arbitrio distingue le religioni. Gesù non fu ascoltato, quello era il suo destino dicono gli islamici, doveva morire, dicono i cristiani, per risorgere e come il seme delle sue parabole fare nascere una religione con 2 miliardi e mezzo di fedeli.

E allora? Pregare è inutile? Pregare è vitale, ma non per i beni del mondo.

Pregare devi, nel chiuso della tua stanza, nel profondo della tua anima intima Gesù. La preghiera è il mezzo attraverso il quale riconoscismo la supremazia di Dio, senza condizioni, senza distrazioni né deviazioni. Preghiera e buone azioni sono i due gesti di sottomissione, ciascuno con le sue parole, ciascuno con il suo rito, cristiani, ebrei, musulmani, indù, buddisti, animisti e quant’altri.

Gesù pregava così

Gesù pregava così: questa è una delle più antiche versioni del Padre Nostro. Sono parole riportate dalla fonte Q, da Quelle, che intedesco vuole dire fonte e che, col Vangelo di Marco, ha poi ispirato gli altri due sinottici, Luca e Matteo.

(Q 11:2b–4 ) Padre, sia santificato il tuo nome! Venga il tuo regno: dacci oggi il nostro pane quotidiano; e cancella i nostri debiti, come anche noi li abbiamo cancellati ai nostri debitori; e non metterci alla prova.

Ci dà una versione del Padre Nostro, come quella che si recita nella Messa, il Vangelo di Matteo.

Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.

Voi dunque pregate così.

Padre nostro che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà,

come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

e rimetti a noi i nostri debiti

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male.

Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Quanto questa traduzione, come forse altre, sia attendibile è materia di fede.

In una preghiera dal tono alto come il Padre Nostro, evoluzione di una più antica e simile preghiera ebraica, il riferimento al pane quotidiano ci stona un po’.

Pane quotidiano o del domani?

L’anglicano Diarmaid MacCulloch nota che l’aggettivo greco originale epiousios non può assolutamente significare “quotidiano”, e il suo significato nel suo contesto rimane misterioso: da qui la sostituzione, da lungo tempo stabilita ma tecnicamente ingiustificabile, di quella parola “quotidiano”.

In realtà la parola epiousios appare solo una volta proprio qui nella versione greca del Padre Nostro è vuol dire pane del domani. La spiegazione è coerente col senso della preghiera, che è su un piano di assoluta spiritualità. In più occasioni Gesù si identifica nel pane e questo chiude col riferimento all’istituzione della Eucarestia nell’ultima cena.

La più vivida descrizione è in una epistola di Paolo, del quale riporto in chiusura una serie di citazioni riferite alla preghiera.

Non vi si trovano invocazioni per beni materiali ma espressioni di lode e gratitudine senza richieste di contropartite.

Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione!” (2 Corinzi 1,3).

“Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo” (Efesini 1,3).

“Rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché della vostra fede si parla nel mondo intero. Mi è testimone Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunciando il vangelo del Figlio suo, come io continuamente faccia memoria di voi, chiedendo sempre nelle mie preghiere che, in qualche modo, un giorno, per volontà di Dio, io abbia l’opportunità di venire da voi” (Romani 1,8-10).

“Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù” (1 Corinti 1,4).

“Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo” (Filippesi 1,3-5).

“Noi rendiamo grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, continuamente pregando per voi, avendo avuto notizie della vostra fede in Cristo Gesù e della carità che avete verso tutti i santi a causa della speranza che vi attende nei cieli” (Colossesi 1,3-5).

“Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo” (1 Tessalonicesi 1,2-3)

“Dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli, come è giusto, perché la vostra fede fa grandi progressi e l’amore di ciascuno di voi verso gli altri va crescendo” (2 Tessalonicesi 1,3).

“Rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento” (1 Timoteo 1,12-13).

“Rendo grazie a Dio che io servo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno» (2 Timoteo 1,3).

“Rendo grazie al mio Dio, ricordandomi sempre di te nelle mie preghiere” (Filemone 1,4).

La raccolta dei detti di Gesù a questo link.

Sergio Carli

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