Gesù pregava così: questa è una delle più antiche versioni del Padre Nostro. Sono parole riportate dalla fonte Q, che, col Vangelo di Marco, ha poi ispirato gli altri due sinottici, Luca e Matteo.
(Q 11:2b–4 ) Padre, sia santificato il tuo nome! Venga il tuo regno: dacci oggi il nostro pane quotidiano; e cancella i nostri debiti, come anche noi li abbiamo cancellati ai nostri debitori; e non metterci alla prova.
Quella del pane quotidiano è una questione sempre aperta. Si noti che
anche il testo sacro per eccellenza degli anglicani, la Bibbia nello traduzione voluta da Re Giacomo mezzo millennio fa, parla di pane quotidiano.
Ma ha un senso detto da Gesù?
Da che mondo è mondo il pane ha costituito la dieta della maggioranza degli umani: state contenti di quel poco che avete, era il senso di uno dei precetti della Chiesa al catechismo. Anche Martin Lutero si accodò.
Ma è possibile che Gesù, il grande rivoluzionario, esortasse a pregare per la pagnotta? Ci stona un po’ in una orazione tutta proiettata in un mondo che sarà. E qui emerge una versione ben diversa del pane quotidiano. Non per quello dobbiamo pregare ma per il pane del domani, concetto coerente con il momento fondamentale dell’insegnamento di Gesù, l’istituzione della Eucarestia. Dacci oggi il nostro pane di domani, invoca Cristo; non pensa alla michetta ma al pane trasformato nel suo corpo.
Tutto si gioca attorno a una parola greca: epiousios o epiousion che vuole dire appunto del domani o trans sostanziale.
E la scelta del pane del domani appare più coerente con il messaggio di Gesù.
Se poi si leggono i brani che seguono, tutti tratti dal Vangelo di Giovanni, la coerenza del pane di domani appare evidente.
(Gv 6,24-35) Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!
In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
(Gv 6,35-40) Questa è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna.
In quel tempo, disse Gesù alla folla: Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete
(Gv 6,44-51) Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
(Gv 6,52-59) In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse: “In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
(Gv 6,30-35) Non Mosè, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo.
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».