La listeriosi è un’infezione alimentare che può colpire gravemente le persone che consumano cibi contaminati dal batterio Listeria monocytogenes. Questo patogeno è particolarmente insidioso perché può essere presente in alimenti di uso comune, tra cui verdure e insalate confezionate, rappresentando un rischio soprattutto per categorie vulnerabili come anziani, neonati, donne incinte e persone con il sistema immunitario compromesso.
Nelle ultime ore si sta parlando del batterio Listeria monocytogenes a causa di un maxi ritiro di insalate confezionate in tutta Italia, disposto dal Ministero della Salute. Il motivo di questo richiamo è il rischio microbiologico derivante dalla contaminazione di alcuni prodotti confezionati.
La listeriosi, infatti, può essere particolarmente pericolosa se non diagnosticata e trattata per tempo, arrivando a causare sintomi gravi e, nei casi peggiori, anche la morte.
La listeriosi è un’infezione provocata dal batterio Listeria monocytogenes, un microrganismo che si diffonde principalmente attraverso il consumo di alimenti contaminati. Questo batterio si trova comunemente nel suolo, nell’acqua e nelle piante, e può quindi facilmente entrare in contatto con ortaggi e verdure durante il processo di coltivazione. La contaminazione può avvenire anche durante la lavorazione degli alimenti, specialmente se le condizioni igieniche non vengono rispettate rigorosamente.
Una delle peculiarità del batterio Listeria monocytogenes è la sua capacità di sopravvivere in condizioni ambientali avverse, compresi gli ambienti refrigerati come i frigoriferi. Questo lo rende particolarmente insidioso, poiché può proliferare anche in cibi che vengono conservati a basse temperature, come appunto le insalate confezionate.
Sebbene la listeriosi possa presentarsi sotto forma di gastroenterite acuta, nei soggetti sani generalmente si risolve senza complicazioni. Tuttavia, nei soggetti a rischio – come persone con problemi di salute preesistenti, neonati, anziani e donne incinte – l’infezione può diventare molto più pericolosa, manifestandosi in forme più gravi e sistemiche.
Il contagio da Listeria monocytogenes avviene principalmente tramite l’ingestione di alimenti contaminati. Le fonti di infezione possono variare, ma tra gli alimenti più a rischio si trovano verdure crude, carni poco cotte, pesce affumicato, formaggi non pastorizzati e insalate preconfezionate. È per questo motivo che il ritiro di insalate in busta dai supermercati è stato particolarmente significativo.
Il batterio può sopravvivere in una vasta gamma di temperature, da quelle molto basse, come quelle dei frigoriferi, fino a temperature elevate. Per questo motivo, la cottura a temperature superiori ai 65°C è essenziale per eliminare la Listeria monocytogenes dagli alimenti. Inoltre, la contaminazione può avvenire anche attraverso il contatto con animali infetti o attraverso pratiche igieniche scarse durante la manipolazione e la preparazione degli alimenti.
La listeriosi non è una malattia che si trasmette da persona a persona, tranne che in casi rari, come durante la gravidanza, quando l’infezione può essere trasmessa dalla madre al feto. Questo rende particolarmente importante la prevenzione per le donne in gravidanza, che dovrebbero evitare alimenti crudi o poco cotti, così come formaggi a pasta molle e non pastorizzati.
I sintomi della listeriosi possono variare in base alla gravità dell’infezione e allo stato di salute del soggetto infettato. Nei casi più lievi, l’infezione può manifestarsi con sintomi simili a quelli di una gastroenterite o di un’influenza intestinale. I sintomi tipici includono nausea, diarrea, vomito, febbre e dolori muscolari. Questi sintomi possono comparire poche ore dopo l’ingestione dell’alimento contaminato, e nella maggior parte dei casi si risolvono spontaneamente nel giro di pochi giorni.
Tuttavia, nei soggetti con sistema immunitario compromesso o nelle donne in gravidanza, l’infezione può progredire in una forma più grave e invasiva, coinvolgendo anche il sistema nervoso centrale. In questi casi, i sintomi possono includere mal di testa persistente, confusione, rigidità del collo, perdita di equilibrio e, nei casi più gravi, meningite o meningoencefalite. L’infezione sistemica può portare a setticemia, una condizione potenzialmente letale se non trattata tempestivamente.
Il periodo di incubazione della Listeria monocytogenes può variare notevolmente. In alcuni casi, i sintomi possono manifestarsi dopo poche ore dall’ingestione del cibo contaminato, mentre in altri casi l’incubazione può durare anche fino a 70 giorni. Questo rende la diagnosi della listeriosi particolarmente difficile, poiché i sintomi possono insorgere molto tempo dopo l’esposizione iniziale al batterio.
Le donne incinte rappresentano una delle categorie più vulnerabili all’infezione da Listeria monocytogenes. Durante la gravidanza, la listeriosi può causare gravi complicazioni, tra cui aborto spontaneo, parto prematuro, infezione del neonato e, nei casi peggiori, morte fetale. È per questo motivo che le autorità sanitarie raccomandano alle donne in gravidanza di prestare particolare attenzione alla dieta, evitando alimenti che potrebbero essere a rischio di contaminazione da Listeria.
Il rischio di trasmissione della listeriosi al feto è particolarmente elevato se l’infezione non viene diagnosticata e trattata tempestivamente. In caso di diagnosi precoce, tuttavia, è possibile prevenire la trasmissione al bambino attraverso una terapia antibiotica mirata.
La diagnosi della listeriosi si basa principalmente sui sintomi clinici e sulla storia alimentare del paziente, ma può essere confermata tramite analisi del sangue, del liquido cerebrospinale o di altri fluidi corporei per rilevare la presenza del batterio Listeria monocytogenes.
Il trattamento dell’infezione varia in base alla gravità della malattia e alle condizioni di salute del paziente. Nella maggior parte dei casi, la listeriosi viene trattata con antibiotici, e la tempestività della terapia è fondamentale per prevenire complicazioni gravi. Gli antibiotici più comunemente utilizzati includono l’ampicillina e la gentamicina, spesso somministrati in combinazione per migliorare l’efficacia del trattamento.
Nei casi di infezione grave, come meningite o setticemia, il paziente potrebbe richiedere un ricovero ospedaliero per un trattamento intensivo. Anche in questi casi, una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo possono fare la differenza tra la guarigione e le complicazioni potenzialmente fatali.
La prevenzione della listeriosi si basa principalmente sull’adozione di misure igieniche rigorose durante la manipolazione e la preparazione degli alimenti. Lavare accuratamente le mani, gli utensili da cucina e le superfici che entrano in contatto con alimenti crudi è essenziale per ridurre il rischio di contaminazione incrociata.
Gli alimenti crudi, in particolare verdure, carne e pollame, dovrebbero essere maneggiati con attenzione, evitando il contatto con cibi già cotti o pronti al consumo. La cottura a temperature elevate è fondamentale per eliminare il batterio Listeria monocytogenes, quindi è consigliabile evitare di consumare cibi crudi o poco cotti.
Le donne incinte, così come le persone a rischio, dovrebbero evitare alimenti potenzialmente contaminati come formaggi non pastorizzati, pesce affumicato e carne cruda. Inoltre, è importante rispettare le indicazioni di conservazione degli alimenti e mantenere il frigorifero a una temperatura inferiore ai 4°C per prevenire la proliferazione del batterio.
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