Il governo italiano ha comunicato i dati relativi all’utilizzo degli accessi digitali nel corso del 2022: queste informazioni arrivano a pochi giorni dalle dichiarazioni del sottosegretario per l’innovazione Alessio Butti, che ha inizialmente parlato di “spegnere” lo SPID per poi cambiare direzione nel giro di qualche giorno.
Da quello che si evince leggendo i dati che sono stati resi noti dal governo stesso, i cittadini italiani viaggiano a velocità spedita nell’adozione delle nuove tecnologie, mentre sembra essere proprio lo Stato il freno più grosso nella transizione digitale del paese.
Le informazioni diffuse sono abbastanza impressionanti, perché ci dicono che nel corso del 2022 gli accessi effettuati con l’identità digitale dello SPID sono arrivati a quota 1 miliardo.
Per chi ancora non lo sapesse, SPID è il servizio di identità digitale verificata: per attivarlo bisogna affidarsi ad uno dei soggetti abilitati, ad esempio Poste Italiane, che attraverso una procedura di certificazione abbinano un nome utente all’identità fisica di un cittadino, ovvero controllano la connessione tra usernamen e codice fiscale.
Ogni volta che una persona accede ad un portale pubblico o privato utilizzando le credenziali SPID, sì ha certezza assoluta sulla sua identità: questo sistema, inoltre, è protetto da una verifica a due fattori, per cui le frodi sono di fatto quasi impossibili.
Nel 2022 sono stati rilasciati 6 milioni di SPID, per un numero complessivo di 33,5 milioni di utenti. Sempre lo scorso anno, 3000 enti pubblici hanno abilitato i loro portali all’uso dello SPID, ma bisogna registrare anche 68 soggetti privati che hanno fatto lo stesso tipo di scelta.
Per fare un confronto con l’anno precedente, nel 2021 gli accessi tramite SPID sono stati 570 milioni, in pratica si registra un aumento del 100%. Anche la carta di identità elettronica sta crescendo molto velocemente, ne sono state rilasciate circa 7 milioni nel corso del 2022, per raggiungere un numero complessivo di 32,7 milioni.
La diffusione è particolarmente significativa, ma nel corso dell’anno sono stati registrati solo 21 milioni di accessi usando le credenziali CIE.
Per completare il quadro della crescita digitale, bisogna segnalare che l’app IO, punto di contatto tra l’amministrazione pubblica e privati cittadini, è stata scaricata 32 milioni di volte, registra circa 6,5 milioni di utenti al mese e nel corso del 2022 ha gestito 332 milioni di transazioni, circa il doppio rispetto all’anno precedente.
Leggendo tutti i dati che sono stati diffusi dal governo si potrebbe quasi tracciare un quadro molto positivo rispetto alla crescita digitale del nostro paese e, soprattutto, alla diffusione di una vera e propria cultura digitale dei cittadini.
Purtroppo tutto questo è solo parzialmente vero, perché esistono ancora delle sacche di resistenza al cambiamento, che sono difficili da sradicare. Per fare un esempio, basta accedere al sito Passaportonline , della Polizia di Stato, la piattaforma che i cittadini sono costretti ad utilizzare per fissare un appuntamento quando devono richiedere il rilascio o l’aggiornamento del passaporto.
Quando si riesce ad accedere alla piattaforma, cosa non scontata, perché ci sono orari in cui è praticamente impossibile, ci si trova davanti ad una pagina che sembra uscita dal museo di Internet, una sorta di rigurgito degli ultimi anni 90, quando la rete era ancora ai suoi esordi.
Nel tentativo di usare il sito, ci siamo trovati a più riprese davanti ad errori del server e siamo stati espulsi dalla piattaforma ripetutamente. In alcuni casi, il calendario non era nemmeno in grado di mostrare se gli slot per gli appuntamenti fossero occupati o meno, apparivano semplicemente come non disponibili.
Il mese in corso non presentava slot ancora liberi, ma era impossibile prenotare appuntamenti per il mese successivo. Dopo numerosi tentativi di accesso e altrettante esclusioni improvvise dalla piattaforma, abbiamo finalmente trovato uno spazio disponibile, ma nel tentativo di occuparlo, la piattaforma ha nuovamente risposto con un messaggio di errore.
Ci sono voluti diversi giorni per riuscire a trovare uno slot ancora disponibile, quando siamo riusciti a confermare quello spazio, il sito ha risposto con un errore, ma successivamente abbiamo ricevuto l’e-mail di conferma dell’appuntamento.
È questa l’Italia digitale? I dati rilasciati ieri dal governo con 1 miliardo di accessi SPID alla pubblica amministrazione ci dicono chiaramente che i cittadini sono pronti alla transizione digitale, ma basta visitare il sito per il passaporto online per comprendere che probabilmente è lo Stato che è rimasto molti passi indietro.
Abbiamo voluto fare una verifica incrociata e visitare i siti di alcuni governi stranieri, che sono stati allestiti con lo stesso scopo, facilitare il rilascio del passaporto. Il confronto è impietoso sul fronte della velocità dei siti, della loro grafica e della fruibilità: se per la pubblica amministrazione è così complicato immaginare servizi avanzati per i cittadini, non sarebbe facile copiare i migliori esempi che sono già presenti in rete?
La transizione digitale rappresenta una grandissima sfida anche per il nuovo governo, purtroppo i primi segnali hanno fatto accendere una lampadina di allarme: l’idea di abbandonare lo SPID non è stato il miglior biglietto da visita, anche se successivamente sono state rilasciate dichiarazioni che vanno in una direzione diversa.
Lo SPID non è una soluzione perfetta e bisogna risolvere il dettaglio di principio, ovvero che la sua gestione è affidata ai privati: consapevoli dei margini di miglioramento della situazione attuale, l’idea di affiancare una soluzione più evoluta è sicuramente apprezzabile e l’auspicio è quello che venga percorsa quanto prima. Il pensiero di prendere lo SPID e “spegnerlo” sarebbe un abbaglio imperdonabile.
Però il dato su cui concentrarsi è un altro: gli italiani, ancora una volta, hanno dato prova di essere molto rapidi nel capire come usare al meglio le nuove tecnologie. E’ vero che lo SPID ha visto la sua adesione crescere anche perché è stato introdotto un obbligo per tutti i professionisti, ma se è vero che in Italia ci sono circa 5 milioni di partite Iva e l’identità digitale oggi è adottata da 33,5 milioni di utenti, non è difficile capire che la parte più rilevante è rappresentata dai singoli cittadini, che hanno adottato velocemente la novità.
Gli stessi cittadini che si aspettano uno Stato più agile, efficiente, dinamico, anche e soprattutto sul fronte digitale. In un contesto di questo genere, il sito per il passaporto online rappresenta una vergogna da cancellare quanto prima.
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