Da quando il COVID-19 ha stravolto il mondo nel 2020, un fenomeno complesso e debilitante si è fato strada: il Long Covid. Questa condizione, che affligge pazienti anche mesi dopo la guarigione dall’infezione acuta del coronavirus SARS-CoV-2, include una vasta gamma di sintomi persistenti, tra cui affaticamento, difficoltà respiratorie, dolori muscolari e articolari, tachicardia, perdita di capelli e la cosiddetta “nebbia mentale”. Nonostante gli sforzi della ricerca, trovare un trattamento efficace si è rivelato una sfida. Tuttavia, un nuovo studio internazionale offre una speranza, individuando la terapia che, al momento, si dimostra più efficace: la combinazione di terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e attività fisica aerobica intermittente.
Un problema complesso e invalidante
Il Long Covid, noto anche come sindrome post-COVID-19, è stato definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come una condizione multisistemica con sintomi che persistono o si manifestano oltre tre mesi dalla guarigione iniziale. Per molti pazienti, questo non è solo un fastidio temporaneo, ma un ostacolo che compromette gravemente la qualità della vita, influenzando il lavoro, le relazioni e persino la capacità di svolgere attività quotidiane.
I sintomi principali includono una combinazione di problematiche fisiche e cognitive. Tra questi, l’affaticamento cronico è uno dei più comuni, spesso accompagnato da difficoltà di concentrazione e memoria, dolori diffusi, disturbi del sonno e alterazioni del sistema nervoso autonomo. Questo quadro sintomatologico variegato e complesso ha reso difficile individuare terapie mirate ed efficaci.
Lo studio
Un gruppo di ricerca internazionale, guidato dall’Università McMaster in Canada e con la partecipazione di istituti prestigiosi come l’Università Monash in Australia e gli Ospedali Universitari di Ginevra, ha condotto una revisione sistematica di 24 studi precedenti, analizzando i dati di quasi 3.700 pazienti con Long Covid. Gli studiosi hanno valutato una varietà di approcci terapeutici, dai trattamenti farmacologici alla riabilitazione fisica, fino alle terapie comportamentali.
Dall’analisi è emerso che la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), abbinata all’esercizio aerobico intermittente, è l’unica opzione che offre benefici significativi per i pazienti. Questo approccio si è dimostrato efficace nel ridurre l’affaticamento, migliorare la concentrazione e alleviare i sintomi fisici. Al contrario, altri trattamenti, come l’uso di farmaci specifici, integratori o terapie alternative, non hanno mostrato risultati apprezzabili.
Perché la terapia cognitivo-comportamentale è efficace?
La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è una forma di psicoterapia ampiamente utilizzata per trattare disturbi emotivi e comportamentali come ansia, depressione e fobie. Nel contesto del Long Covid, il suo obiettivo è aiutare i pazienti a gestire i sintomi persistenti attraverso strategie mirate per modificare pensieri disfunzionali e comportamenti dannosi.
Secondo i ricercatori, la CBT è particolarmente efficace contro l’affaticamento cronico e i disturbi cognitivi, inclusa la “nebbia mentale”. Le sedute, spesso condotte online, permettono ai pazienti di acquisire strumenti pratici per affrontare le difficoltà quotidiane e migliorare gradualmente il benessere mentale.
L’importanza dell’attività fisica intermittente
Accanto alla CBT, l’attività fisica aerobica intermittente si è dimostrata un alleato prezioso per alleviare i sintomi fisici del Long Covid. A differenza dell’esercizio fisico continuativo, che potrebbe risultare eccessivamente impegnativo per chi soffre di affaticamento cronico, l’attività intermittente prevede brevi sessioni di esercizi a intensità moderata, intervallate da periodi di riposo.
Lo studio suggerisce che svolgere esercizi aerobici dalle 3 alle 5 volte a settimana, per un periodo di 4-6 settimane, può portare a miglioramenti significativi nella resistenza fisica, nella capacità polmonare e nella qualità della vita complessiva. Questo approccio mira a riattivare il corpo in modo graduale, evitando il sovraccarico che potrebbe peggiorare i sintomi.
Trattamenti inefficaci, cosa ci dice la ricerca
Un aspetto cruciale dello studio è l’analisi delle terapie che non hanno prodotto benefici significativi. Tra queste figurano trattamenti farmacologici come la vortioxetina e il leronlimab, integratori come il coenzima Q10 e la L-arginina, e approcci più innovativi come la stimolazione transcranica o l’ossigeno iperbarico.
Secondo i ricercatori, l’inefficacia di questi trattamenti sottolinea l’importanza di concentrarsi su approcci terapeutici personalizzati e basati su evidenze scientifiche solide. Ciò evidenzia anche la necessità di ulteriori studi per comprendere meglio i meccanismi alla base del Long Covid e sviluppare interventi mirati.
Un trattamento controverso, ma promettente
Nonostante i risultati promettenti, il trattamento combinato CBT-attività fisica non è privo di controversie. Alcuni pazienti potrebbero percepire l’enfasi sulla terapia cognitivo-comportamentale come una minimizzazione della componente fisica del Long Covid, interpretandolo come un problema prevalentemente psicologico.
Tuttavia, i ricercatori sottolineano che il Long Covid è una condizione complessa che coinvolge sia aspetti fisici che psicologici. La CBT non si limita a trattare i sintomi mentali, ma offre strumenti pratici per affrontare i problemi fisici attraverso un approccio olistico. Inoltre, l’attività fisica aerobica completa il quadro, agendo direttamente sui sintomi corporei.