ROMA – Non ci sono i soldi e l’italiano dice addio anche ai sogni: se finora l’unica cosa che reggeva erano i giochi, quest’anno c’è stato un drastico calo anche delle vendite dei biglietti della lotteria. Un segno tangibile, forse il più tangibile, dei tempi che corrono: non ci sono nemmeno più i soldi per sperare in una vincita. A dispetto di questo, però, si privilegiano le cose concrete: se pure un quarto di italiani rischia la povertà, quelli che ancora hanno qualche spiccio in tasca tentano di investirli in buoni del tesoro. Così almeno da “salvarli” dalla scure delle tasse.
La vendita di biglietti della Lotteria Italia, un tempo regina delle feste natalizie, a una settimana dall’estrazione del 6 gennaio va verso il suo minimo storico: per l’edizione 2011 segna un meno 15%. L’anno scorso, ricorda l’agenzia specializzata Agipronews, furono staccati 9,6 milioni di tagliandi, quest’anno le vendite si aggirano finora intorno agli 8 milioni di biglietti. Mai nella storia della Lotteria Italia si era toccato un livello così basso.
In media, su una popolazione adulta di 50 milioni di maggiorenni italiani, è stato venduto un biglietto ogni 6 persone: un’altra epoca rispetto al 1988, quando l’estrazione dell’Epifania – abbinata a Fantastico – era capace di tenere col fiato sospeso l’intero Paese: quasi 38 milioni di biglietti, picco massimo di diffusione e di vendita in assoluto.
La scorsa edizione, con 9,6 milioni di biglietti venduti, la Lotteria ha incassato 48 milioni di euro, mentre quest’anno la raccolta si aggira sui 40 milioni. Un dato che rimane schiacciato dal confronto, tanto per restare in tema di lotterie, con i gratta e vinci, che chiuderanno l’anno a 10,2 miliardi di euro, ovvero 28 milioni al giorno. In altre parole, ai Gratta e Vinci sono sufficienti appena 36 ore, meno di due giorni, per incassare quanto un’intera edizione della Lotteria Italia. Forse proprio per questo motivo che il comparto delle lotterie tradizionali ha segnato una crisi che sembra irreversibile. Nel 2011, infatti, la Lotteria Italia è stata l’unica lotteria nazionale. Il decreto ministeriale del dicembre 2010 ne ha ridotto il numero, progressivamente sceso negli ultimi quattro anni.
Nel 2008 le lotterie erano quattro (Viareggio, Giornata del Bambino africano, Merano e Lotteria Italia), nel 2009 tre (Sanremo, Giro d’Italia e Lotteria Italia), nel 2010 due (Sanremo e Lotteria Italia), per ridursi a una sola nel 2011 (Lotteria Italia). Il Lazio è la regione dove sono stati venduti (2010) più biglietti, oltre 2 milioni, seguito dalla Lombardia con poco meno di 1,3 milioni. Terzo posto, per l’Emilia Romagna con 975 mila tagliandi. Da sole, queste tre regioni rappresentano il 45,3% del totale nazionale, pari a 9,57 milioni. Nella top five delle regioni dove sono stati acquistati più biglietti, anche la Campania (832 mila) e la Toscana (754 mila).
Mentre non si crede più nella vittoria di grandi somme di denaro, si tenta di mettere in “cassaforte” e far fruttare i soldi che si sono accumulati finora. Ne è una prova il fatto che nell’asta di Btp del 29 dicembre la domanda è stata superiore al tetto massimo previsto dalla “forchetta” annunciata dal Tesoro. Tanto che il Tesoro ha deciso di non vendere. Che significa? Che il Tesoro aveva pensato di mettere in vendita un tot di Btp e gli italiani ne hanno chiesti troppi. Si sono fiondati, per acquistare degli strumenti per mettere “al sicuro” i propri soldi. Stessa scena che si è verificata il giorno prima, quando all’asta dei Bot il Tesoro è riuscito ad assegnare tutti i nove miliardi di buoni a 6 mesi emessi.
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