“Domani devo combattere contro un uomo. E’ stato dimostrato che Imane Khelif è un uomo. Nel 2023 è stata squalificata”. A dirlo, in un video registrato ieri su TikTok e intitolato “La risposta a molte domanda è qui…”, è la pugile ungherese Anna Luca Hamori. L’atleta, oggi ha sfidato la rivale algerina in un match dei quarti di finale della categoria 66 kg. La Hamori ha perso ai punti al termine di tre riprese ed ora la Khelif vola in semifinale dove si aggiudicherà almeno un bronzo.
La Hamori, oltre al video, sui social aveva pubblicato una foto in cui si vede una ragazza pugile che combatte contro un mostro. Anche il fidanzato della ragazza ungherese, pure lui pugile, aveva detto la sua: “Sul ring contro Khelif dovrei salirci io”. Tutto ciò ha provocato la reazione del comitato olimpico del paese nordafricano, che ha fatto sapere di voler sporgere denuncia nei confronti della Hamori “per le sue dichiarazioni offensive sulla sua avversaria che ha definito uomo sui social”.
L’atleta ungherese solidarizza dunque con la scelta della pugile italiana Carini che durante l’incontro con Khelif era scesa dal ring dopo solo 46 secondi. Subito dopo il gesto della pugile italiana era cominciato un dibattito che ha portato diversi esponenti della maggioranza di Governo a schierarsi con la Carini. Presa di posizione che ha isolato l’Italia rispetto alle posizioni del Cio che aveva ammesso ai giochi sia la khelif, sia l’altra atleta intersex, la taiwanese Lin Yu-Ting. Ed oggi la Carini ha ricevuto anche la solidarietà da parte della International Boxing Association, associazione di boxer filorussa non riconosciuta dal Cio. La Carini ha però deciso di rifiutare i 100mila euro che le erano stati offerti, la stessa cifra che avrebbe ricevuto in caso di vittoria alle Olimpiadi.
La Meloni e la sua maggioranza, come detto, si sono subito schierati a favore della scelta della Carini. Nel partito della premier c’è però una voce fuori dal coro. Si tratta della consigliera capitolina Rachele Mussolini che a Repubblica ha dichiarato: “Altro che teoria gender, la pugile algerina linciata ingiustamente. Su Khelif una campagna denigratoria che non fa onore alla destra. Imane è una donna, basta con le strumentalizzazioni. Così poi finisce che ci danno lezioni di diritto dall’Algeria”.
Repubblica ha intervistato il ministro dello Sport Andrea Abodi chiedendo spiegazioni a riguardo del fatto che la Imane sia stata considerata una transessuale da diversi esponenti del Governo. Abodi ha spiegato che l’Italia non starebbe facendo una figuraccia: “L’Italia ha sollevato un tema che, come spesso avviene nel mondo dello sport, è complesso. Perché c’è la competizione, la scienza, l’etica”. la Khelif non è una transessuale. Abodi ha replicato: “Certo, la pugile algerina è una donna. Lo dice il suo passaporto. Non esiste traccia di alcun cambio di sesso”.
A proposito della posizione dell’Italia, questo il pensiero di Abodi: “L’Italia ha una sua articolazione di pensiero che non può essere ridotta a singoli ministri. Ognuno esprime la propria opinione e poi ciascuno si fa un’idea. Ma non sono d’accordo sul ruolo dell’Italia: la presidente Giorgia Meloni nel suo incontro con il presidente del Cio, Bach, ha posto una questione complessa: l’inclusione, l’equa competizione e la salute degli atleti devono convivere. Come? Perdonatemi, ma non si può affrontare questo tema con il tifo da stadio. Va analizzato una volta per tutte in maniera seria, prima di tutto nel rispetto degli atleti e delle atlete”.