Marijuana e matrimoni gay: gli Stati Uniti si riscoprono libertari

«God, Guns, Gay», ovvero Dio, pistole e un no nettissimo ai matrimoni gay. Spingendo su queste “tre G” George Bush aveva ottenuto nel 2004 un secondo mandato alla casa Bianca e sancito la vittoria delle teorie neo-cons nell’America post 11 settembre: la disfatta dei liberal, dei libertari, sembrava totale e definitiva.

Adesso per i neo-con è tutto da rifare e un vento libertario sembra soffiare forte sull’America.

Il Cannabis Day, la giornata nazionale dei consumatori di marijuana, ha registrato quest’anno adesioni record: molti consumatori hanno potuto utilizzare cannabis liberamente perché in alcuni stati l’uso “medico” è consentito anche per “ansia” e “insonnia”. A questo punto la proposta legalizzare la marijuana potrebbe entrare nel dibattito nazionale con anche l’appoggio di qualche repubblicano.

Anche sul controverso tema dei matrimoni gay, i sondaggi registrano un forte incremento delle posizioni a favore delle unioni omosessuali. Sul tema, inoltre, molti leader religiosi stanno facendo marcia indietro e in rete uno spot dall’ambientazione millenaristica che si scaglia contro i matrimoni omosessuali, ha fatto il pieno di critiche e sberleffi.

Anche il New York Times ha criticato duramente questo spot: «Presenta l’omosessualità come una minaccia nazionale seconda soltanto al terrorismo» e potrebbe trasformarsi in un boomerang, in «uno storico punto di svolta per la fine del movimento anti-gay» ha scritto Frank Rich. Una sentenza, quella del NYT, impensabile solo qualche anno fa quando l’America si stringeva intorno a George W. Bush e al suo «God, Guns, Gay».

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