Marijuana. L’Italia che fuma e l’Italia che fumerebbe: prezzi, limiti e tempi

Marijuana. L'Italia che fuma e l'Italia che fumerebbe: prezzi, limiti e tempi
Marijuana. L’Italia che fuma e l’Italia che fumerebbe: prezzi, limiti e tempi

ROMA – Marijuana. L’Italia che fuma e l’Italia che fumerebbe: prezzi, limiti e tempi. Un italiano su 5 ha ammesso di aver consumato marijuana o hashish (la percentuale sale al 27% tra i 17 e i 18 anni e una volta al mese): secondo le Nazioni Unite siamo al secondo posto nella speciale classifica degli amatori del “fumo” nel mondo. Sarebbe il dato più importante da considerare ogni qual volta le forze politiche decidono di riprendere il tema della legalizzazione della cannabis, magari, come oggi, sotto la spinta di significative svolte anti-proibizioniste come nel caso del Colorado negli Strati Uniti e dell’Uruguay.

Per Federico Varese che ne scrive su La Stampa, compito di un legislatore accorto è calibrare buone leggi sulla scorta dei comportamenti reali: “l’apparato di leggi che governano una società deve corrispondere ai comportamenti individuali più diffusi”. A rischio, altrimenti, è la legalità stessa, visto che l’attuale regime proibizionista criminalizza almeno il 20% della popolazione, considerando anche che l’uso personale consentito per una modica quantità è di fatto pregiudicato dal divieto assoluto di produrla legalmente. Ma cosa succederebbe se all’improvviso questa “illogica ipocrisia” terminasse e si sperimentasse il metodo Colorado? Varese disegna uno scenario compatibile con le esperienze pregresse.

Il primo step sarebbe consentire una produzione limitata di marijuana per scopi terapeutici: in prima battuta pochi soggetti con licenza avrebbero il monopolio della coltivazione e vendita dietro ricetta medica. Il secondo passaggio dovrebbe prevedere l’estensione della licenza per scopi ricreativi, formalizzando l’autorizzazione magari con un referendum popolare. L’estensione della licenza a chiunque ne possedesse i requisiti contrasterebbe il monopolio.

A questo punto lo Stato dovrebbe intervenire per calmierare i prezzi secondo una logica pragmatica: più alti di quelli attuali sul mercato illegale , 8-10 euro a grammo, non troppo alti per non incoraggiare di nuovo il mercato nero. Verrebbero poi imposti dei limiti per quanto riguarda l’età e il possesso: diciamo 16-18 anni quale soglia minima, e 28 grammi (come in Colorado, 7 grammi per i non residenti) come quantità massima consentita individualmente. La legalizzazione consentirebbe fra l’altro un significativo ritorno economico per le casse statali: una stima dell’Università La Sapienza di Roma calcola tra i 7 e i 10 miliardi di euro l’anno in entroiti da imposta indiretta come l’Iva, e tra gli o,5 e i 3 miliardi come trattenuta Irpef. Senza dimenticare il risparmio che si otterrebbe dalla scarcerazione delle migliaia di detenuti per reati di droga (9 mila, a spanne, per lo più piccoli spacciatori in maggioranza stranieri): per ogni giorno di detenzione di questi 9 mila, lo Stato spende  1.124.640 euro, per non parlare dei costi amministrativi per processi e indagini.

 

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