Martin Amis, tecnicamente suo questo libro, “La storia da dentro”, sarebbe un’autobiografia romanzata ma in verità c’è qualcosa di più nelle sue pagine che non saprei dire con esattezza.
È uno di quei libri che quando l’hai finito continui a passartelo tra le mani domandandoti: ma cosa ho letto veramente?
La questione ti rimbalza nella testa per giorni, non puoi fare a meno di tornarci sopra perché hai gustato un piatto prelibato e muori dalla voglia di conoscerne la ricetta. Ed allora cerchi di fare ordine nei tuoi appunti, provi a buttare giù qualche idea, le prime riflessioni, però in cuor tuo sai che nonostante gli sforzi non potrai mai rappresentarlo nel suo profondo significato.
È il destino di certi libri, l’impossibilità di essere definiti per quel che sono.
Tuttavia, una soluzione c’è, o almeno c’è in parte, perché Martin Amis ti prende comunque per mano, nonostante tutto non è mai respingente nella sua scrittura, è come se dicesse: “prego, entra, fai come foste a casa tua ma sappi che qua è tutto un grande caos”.
Se ne ha testimonianza proprio in apertura di libro, con un “Preludio” – da far leggere e rileggere ad ogni aspirante scrittore – con il quale Amis accoglie il lettore nel suo mondo e lo introduce con un’affabilità che cattura e convince ad andare avanti nella lettura.
Ed allora afferriamola questa mano che Amis ci tende, ed iniziamo con il dire che “La storia da dentro” è, tra le altre cose, anche un manuale di scrittura.
Troverete quindi dei capitoli dedicati all’arte dello scrivere. Non hanno una propria logica di collocazione nella struttura del libro, sono inseriti come incursioni improvvise nella storia che Amis racconta, ma badate, valgono il prezzo del biglietto.
“La fine di una frase è un’occasione importante. La fine di un paragrafo lo è ancora di più (come regola generale, cerca di mettere la frase migliore per ultima). La fine di un capitolo è sismica, ma anche più flessibile (metti per ultimo il paragrafo migliore, oppure segui l’istinto e aggiorna l’udienza con un leggero tocco del martelletto).
La fine di un romanzo, ti farà piacere scoprire, è di solito più lineare, perché ormai tutto è stato deciso, e con un po’ di fortuna le tue parole finali sembreranno preordinate” (pagina 496).
Da questo punto di vista il libro è di facile approccio, utilissimo per qualsiasi scrittore in erba, ma non aspettatevi di camminare solo in pianura, perché il percorso che vi propone è anche fatto di faticose salite e discese impegnative. Infatti, quando “La storia da dentro” inizia a mescolare tra di loro svariati argomenti, il clima cambia e con esso anche la fruizione del testo.
Verrete risucchiati nelle viscere di una narrazione incredibile che alterna momenti commoventi ad altrettanti invece spassosi, talvolta filosofici riflessioni o gossip pungenti in pieno stile britannico. A scorrere è la vita di Martin Amis e dei suoi amici e mentori più cari come Saul Bellow, Philip Larkin e Christopher Hitchens, un affresco incredibile di situazioni e storie autobiografiche che divengono pagine emozionanti, ciniche e spesso divertenti.
Ed ovviamente non manca l’amore. Amis dedica pagine molto importanti alle relazioni più significative della sua vita, soffermandosi in particolare sulla tormentata storia con Phoebe Phelps, donna attraente, coinvolgente che lo trasporta dentro un’ossessione di sentimenti che segneranno Amis per tutta la vita; nel libro è tra i fili rossi che legano tra di loro contesti che solo apparentemente appaiono isolati, una scacchiera nella quale i pezzi si muovono seguendo il ritmo dei ricordi, del passato che torna a bussare alle porte del presente e del futuro.
A pagina 25 Amis scrive che “i romanzi nascono dalle angosce trascurate e a lungo custodite, dalle angosce silenziose”, ed è questa una frase importante, una chiave per aprire il libro ed entrarci dentro, nel bene e nel male, perché nelle sue 704 pagine troverete momenti di immensa luce ma anche di tristezza, esattamente per come va nelle vite di tutti quanti.
E la morte appare proprio così, come uno dei temi unificanti, un inevitabile impiccio con il quale dobbiamo fare i conti. Sono forse questi i passaggi più toccanti e difficili, come ad esempio la morte del padre e della madre:
“La morte del padre è un calcio che ti spedisce al piano di sopra. Anche quando muore la madre il figlio va verso il cielo, aggrappato alla ringhiera, più o meno di sua spontanea volontà… ma quel che cerca è la camera e il letto di quand’era bambino” (pagina 357).
Oppure quella degli amici più cari, Saul Bellow, Philip Larkin e Christopher Hitchens:
“Ho notato molto spesso che è la poesia, e solo la poesia, a poter affrontare la morte ad armi pari” (pagina 623).
Martin Amis è morto il 19 maggio del 2023. Esattamente quattro giorni dopo, il 23, in Italia viene pubblicato questo suo libro, con qualche anno di ritardo rispetto all’uscita originale avvenuta nel 2020.
“La storia da dentro” è dunque l’ultimo lavoro che Amis ci ha lasciato, fatto di satira mordente, di ironia spietata ed una malinconia strisciante che abbraccia il lettore senza però affaticarlo. Sono gli effetti di una scrittura energica, mai banale, sincera, che non fa sconti a nessuno, nemmeno alla morte.
Perché dovreste leggere questo libro? La risposta la trovate a pagina 629:
“Questo è il piccolo rugiadoso segreto della letteratura. La sua energia è l’energia dell’amore. Ogni evocazione di persone, luoghi, animali, oggetti, sentimenti, concetti, paesaggi terrestri, marini e celesti, tutte le evocazioni sono fatte con intento amoroso e celebrativo. L’amore viene messo nella scrittura, e l’amore viene estratto”.
E forse, a pensarci bene, quel qualcosa in più che non saprei dire su questo libro è proprio l’amore.
“La storia da dentro” di Martin Amis, Einaudi editore, pp. 704, formato cartaceo €25,00, formato digitale €9,99.
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