In Italia, ogni anno si registrano circa 1.545 decessi a causa del mesotelioma, un tumore particolarmente aggressivo che colpisce il mesotelio, una membrana fibrosa che riveste vari organi e strutture, tra cui i polmoni, il cuore e l’intestino. Questa neoplasia è strettamente collegata all’esposizione all’amianto, noto anche come asbesto, il cui utilizzo è stato vietato nel nostro Paese dal 1992. L’amianto è stato un materiale ampiamente utilizzato in vari settori, e la sua esposizione continua a rappresentare un grave problema di salute pubblica. Un nuovo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), intitolato Istisan 24/18, analizza l’impatto dell’amianto sulla mortalità italiana dal 2010 al 2020, evidenziando non solo i numeri preoccupanti ma anche un segnale positivo: una diminuzione dei decessi per mesotelioma tra i cittadini sotto i 50 anni.
I dati raccolti dal rapporto indicano che, nel decennio 2010-2020, ci sono stati quasi 17.000 decessi per mesotelioma in Italia, con una media di 1.116 uomini e 429 donne che hanno perso la vita a causa di questa malattia. La maggiore incidenza tra gli uomini è da attribuire all’esposizione occupazionale, con molti casi provenienti da settori come la produzione di manufatti in cemento-amianto, la cantieristica navale, l’edilizia e i trasporti, settori storicamente dominati da lavoratori maschi. Le regioni più colpite, come Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Liguria, presentano un numero di decessi superiore alla media nazionale, con 375 comuni che registrano tassi di mortalità superiori a quelli attesi. Questo fenomeno è spesso associato a aree con cantieri navali e industrie legate all’amianto.
Una buona notizia è l’inizio della diminuzione dei decessi tra la popolazione under 50. Negli ultimi anni, i dati hanno mostrato una riduzione significativa dei casi: nel 2010 si contavano 31 morti tra i giovani, scesi a 13 nel 2020. Questa diminuzione è incoraggiante e può essere attribuita al divieto di utilizzo dell’amianto e alle bonifiche dei siti contaminati. Tuttavia, è importante notare che la maggior parte dei decessi nel gruppo più giovane sembra derivare da esposizioni non lavorative, ambientali o domestiche, avvenute in età infantile o adolescenziale.
Nonostante i progressi, l’amianto rimane un’emergenza ambientale e sanitaria che richiede interventi urgenti per eliminare le esposizioni residue. Marco Martuzzi, direttore del Dipartimento Ambiente e Salute dell’ISS, sottolinea che, sebbene siano stati fatti passi avanti, è fondamentale garantire adeguata assistenza sanitaria e sicurezza sociale per le persone già esposte, i malati di amianto e le loro famiglie.
In questo contesto, il Progetto SEPRA (Sorveglianza Epidemiologica, Prevenzione e Ricerca sull’Amianto) rappresenta un’iniziativa fondamentale. Finanziato dall’Inail e coordinato dalla Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, questo progetto mira a rafforzare la condivisione delle conoscenze e dei dati tra le istituzioni, le reti accademiche e le associazioni di pazienti. L’obiettivo è eradicare le malattie legate all’amianto in Italia e supportare i malati e le loro famiglie, dimostrando che la collaborazione tra diverse realtà può fare la differenza nella lotta contro questa grave problematica.
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