Avvistate, in questi giorni, migliaia di meduse velenose lungo la costa di Livorno, nei pressi di Calafuria, all’isola del Giglio (Grosseto) ma anche in Sardegna. Lo rende noto l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana che stamani ha effettuato un sopralluogo con immersioni a Calafuria per valutare quanto segnalato.
Il fenomeno, si spiega comunque, “è molto comune perché il periodo autunnale coincide con la fioritura della medusa Pelagia noctiluca, nota come la medusa luminosa, così definita perché la bioluminescenza, di colore verde, di cui è dotata la rende visibile anche di notte (noctiluca)”.
Questo tipo di medusa, molto comune nel Mar Mediterraneo, spiega sempre Arpat, “è una specie della famiglia Pelagiida, si nutre di plancton e di piccoli pesci che cattura tramite i tentacoli dotati di urticanti nematocisti. Si tratta di una medusa velenosa, molto conosciuta per le caratteristiche urticanti: i bagnanti che frequentano le nostre coste sanno bene che è meglio tenersi alla larga dai suoi tentacoli”. Ogni anno, sia nella stagione estiva sia in quella autunnale, spiega sempre Arpat, “la Pelagia noctiluca sale alla ribalta delle cronache locali a causa della sua abbondanza in alcune aree marine costiere.
Negli ultimi anni questi avvistamenti sono notevolmente aumentati, sia per il maggior numero di persone che frequentano il mare anche fuori stagione sia anche per la mancanza di predatori. Questa specie, prima di diventare planctonica, ha uno stadio larvale bentonico, cioè con rapporti stretti con il fondale. I pesci di piccole dimensioni, che si cibano di queste larve, sono diminuiti in numero per molteplici fattori: antropizzazione, inquinamento e altro e proprio la riduzione del numero dei predatori può essere la causa dell’elevata presenza di meduse, avvistate di recente ma anche negli anni passati”.
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