ROMA – Natale lontano dai tuoi: in America se non torni a casa ti vedi su Skype. Ma da noi chi non può permettersi nemmeno il viaggio come fa?
Vittorio Zucconi su Repubblica ci dice che un americano su 10 farà gli auguri ai parenti tramite Skype o tramite qualsiasi altro servizio di videochat. Colpa della crisi, sicuramente, perché viaggiare negli Stati Uniti è dispendioso (serve praticamente sempre l’aereo) e allora tante grazie alla tecnologia che ci permette di vederci e parlarci a “costo zero”.
Ma da noi spesso chi ha gli stessi problemi è ancora più sfortunato: il gap tecnologico con gli americani è ancora notevole. Là tutti usano le chat, tutti usano gli smartphone, tutti usano i tablet. A parte che in Italia non tutti quelli che si barcamenano tra i debiti hanno a disposizione una connessione stabile e un computer decente.
Qua da noi il gap esiste, ma è tra “giovani” e “anziani”. Facciamo un esempio simil concreto: un ragazzo di 30 anni è costretto a rimanere nella città in cui è “emigrato” perché deve lavorare anche durante le feste o non può permettersi di tornare a casa. I genitori ultrasessantenni non è detto che sappiano usare Skype: e allora tutto diventa più farraginoso, ci sarà il caro vecchio telefono ma non ci si potrà vedere.
Negli Stati Uniti, invece, Zucconi ci spiega che le cose stanno cambiando: “L’università Stanford, in una ricerca accademica fatta in collaborazione con la Sorbona parigina, aveva notato per prima il fenomeno dilagante del surrogato tecnologico alla riunione familiare, specialmente utile quando le difficoltà economiche sconsigliano spese di viaggio, le distanze sono proibitive, o le condizioni fisiche, le malattie, l’età rendono impossibile convergere attorno alla stessa tovaglia rossa o sotto lo stesso albero”.
Di conseguenza, “fra i 300 milioni di chiamate quotidiane fatte ogni giorno nel mondo soltanto attraverso Skype, dunque certamente molte di più contando gli altri media, 30 milioni saranno quelle fatte per Natale negli Stati Uniti”.
La crescita del fenomeno, sottolinea Zucconi, ha causato anche dei mutamenti nel lessico: “Nelle comunità ebraiche, quelle che il quotidiano della più grande città israelita del Mondo, New York, osserva con doverosa attenzione, dove si celebra la festa delle luci, Hanukkah, è stato coniato anche un neologismo bruttino ma efficace: “Skypanukkah”. Il focolare freddo scavalca le limitazioni del vecchio telefono passato di mano in mano per frettolosi auguri e permette una partecipazione di gruppo, tra famiglie e famiglie. Si può inquadrare e mostrare ai parenti affacciati su un altro Oceano o in un altro continente, l’intera stanza e il proprio gruppo al completo”.
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