Pagelle ai prof: quali saranno i metodi di valutazione degli ispettori della Gelmini?

Pubblicato il 28 Febbraio 2011 - 13:09 OLTRE 6 MESI FA

Mariastella Gelmini, ministro dell'Istruzione

ROMA – La scuola italiana non se la passa bene, tra i tagli della finanziaria e i tagli della “riforma Gelmini”. Proprio il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha spesso sottolineato come tra gli obiettivi della riforma vi sia una ristrutturazione del sistema scolastico basato sulla meritocrazia, e con il Milleproroghe ha designato gli ispettori che dovranno redigere le valutazioni, anche se non sono del tutto chiari i parametri che verrano considerati.

Uno strumento a disposizione del Paese per valutare il sistema scolastico è sicuramente l’Invalsi, un ente pubblico il cui compito è quello di misurare il grado di apprendimento degli studenti italiani nelle scuole in modo standardizzato, al fine di offrire un chiaro quadro del livello culturale dei giovani italiani. I dati raccolti dall’Invalsi per ora riguardano gli studenti di scuole elementari e medie, ma completato il lavoro presto saranno disponibili anche le valutazioni riguardanti le scuole superiori, valutazioni che potranno essere utili alle università nelle ammissioni ai corsi di laurea.

Se i dati raccolti dall’Invalsi costituiscono dunque uno strumento utile alla valutazione degli studenti, potrebbe altrettanto rappresentare un valido strumento di valutazione anche dei docenti e delle scuole, come sostiene anche Andrea Ichino sul Sole 24 ore, docenti che non sempre si mostrano disponibili davanti all’idea di una loro valutazione, sostenendo che la bravura di insegnanti ed allievi non può esssere misurata soltanto dall’esito di un test a crocette.

Sicuramente l’esito di un test a crocette non rappresenta un metodo di valutazione valido per determinare meriti o fallimenti di un insegnante, ma costituisce un primo passo nella costruzione di un sistema di valutazione che ad oggi non sembra presentare una struttura chiara e lineare. Pensando agli altri paesi, dove esiste un’anagrafe della storia scolastica di studenti e famiglie, che permette quindi di valutare nel processo educativo dello studente quanto il suo livello sia legato al contesto familiare e quanto al contesto scolastico, l’Italia mostra di non aver i mezzi necessari al momento per una corretta valutazione.

Impostare un sistema di meritocrazia non è certo facile, specialmente in un paese come l’Italia, dove in tutti i campi e le gerarchie il merito è spesso dimenticato in favore di altri ‘parametri’ di valutazione, e ancor meno facile è effettuare questa valutazione, che richiede una nuova voce di  investimento in un sistema, quello scolastico, che sta collassando sotto gli ingenti tagli subiti. Difficile anche instaurare un clima di fiducia nei docenti, che temon0 una non imparzialità degli ispettori ‘esterni’ previsti dalla sperimentazione voluta dal ministero dell’Istruzione.

Una valutazione del sistema scolastico è sicuramente necessaria, ma non è tagliando fondi e demolendo il ruolo degli educatori che sarà possibile attuare delle riforme scolastiche valide, che permetteranno uno sviluppo effettivo del paese ed un miglioramento. Puntare sulla scuola e sui giovani significa puntare sul futuro della nazione, è sicuramente giusto fare in modo che il merito e la preparazione diventino i parametri di valutazione, ma in un paese in cui i giovani laureati meritevoli fuggono all’estero, sarebbe necessario prima garantire delle prospettive per il futuro a coloro che escono dal sistema scolastico, e poi operare su chi ne fa già parte e migliorarlo.

Ma migliorare qualcosa implica che si stia lavorando su un sistema già funzionante, non su un sistema impantanato e stravolto da una riforma ampiamente contestata da chi nella scuola vive e opera. Più che sensati e comprensibili appaiono inoltre i dubbi dei docenti se si considera che le linee di valutazione del sistema scuola non sono stabilite nella riforma Gelmini, ma nel decreto Milleproroghe, uno strumento impiegato dai governi in casi eccezionali e di urgenza, che di urgente delinea la necessita di una riforma chiara, lineare e ben strutturata del sistema scolastico, e non di ‘mille’ provvedimenti da estrapolare e mettere insieme tra diversi decreti.