Papa cambia il presepe: bue e asinello “espulsi”, zittiti i pastori

Pubblicato il 20 Novembre 2012 - 13:47 OLTRE 6 MESI FA
Papa cambia il presepe: bue e asinello “espulsi”, zittiti i pastori

ROMA –  Il bue e l’asinello non erano nella stalla quando nacque Gesù. E i pastori non cantavano. Prima di puntare il dito e indicare il blasfemo eventuale vangelo apocrifo che vanta tali eresie, calmate gli animi. A dirlo infatti è Joseph Ratzinger, forse più noto come Benedetto XVI, teologo e Papa che nel suo libro “L’infanzia di Gesù” quasi “smentisce” la presenza “ufficiale” degli amati personaggi del tradizionale presepe.

Il Corriere della Sera riporta le parole di Ratzinger nel suo libro, pubblicato da Rizzoli e Libreria editrice vaticana, che conclude la sua trilogia sulla vita e la figura storica di Gesù:

“Quanto alla nascita di Gesù nella grotta, «nel Vangelo non si parla di animali», scrive Ratzinger. «Ma la meditazione guidata dalla fede, leggendo l’Antico e il Nuovo Testamento collegati tra loro, ha ben presto colmato questa lacuna, rinviando ad Isaia 1,3: “Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende”».

Probabilmente, racconta il Papa, anche altri due libri della Bibbia di Abacuc e dell’Esodo hanno avuto un’influenza. «L’iconografia cristiana già ben presto ha colto questo motivo. Nessuna raffigurazione del presepe rinuncerà al bue e all’asino». La nascita di Gesù in una grotta, deposto su una mangiatoia, esula «da tutto ciò che tutti pensano e vogliono», ma la «povertà» di questa nascita si fa «epifania», manifestazione del divino. «La povertà è il vero segno di Dio», scrive ancora il Santo Padre”.

Come se il colpo alla consacrata e sacra tradizione non bastasse, Benedetto XVI “zittisce” i pastori. Niente canti, solo cori di angeli, scrive il Corriere:

“Quanto al «canto degli angeli» raccontato dal Vangelo, «si può ben comprendere che il semplice popolo dei credenti abbia poi sentito cantare anche i pastori, e, fino a oggi, nella Notte Santa, si unisca alle loro melodie, esprimendo col canto la grande gioia che da allora sino alla fine dei tempi a tutti è donata»”.

Rinunciare all’intreccio di storia, fede e tradizione dopo millenni non si può. Il canto è intoccabile, manifesta la gioia verso Dio. Ma anche quella “espulsione” dal presepe del bue e l’asinello da parte del Vangelo aveva un sapore di esilio troppo forte per l’iconografia cristiana. Bue e asinello sono presenti nell’immaginario dettato dagli altri libri della Bibbia e Ratzinger lo sa bene. Prima ammette coraggioso: “No, non c’erano”. Poi li “grazia”, per il bene della tradizione e dei suoi affezionati.

Perché il presepe in Italia è spesso ‘arte, quella vera, tra gli artigiani che sbizzarriscono la loro creatività nella creazione dei presepi. Non temano dunque gli amanti del presepe, bue e asinello sono salvi. Usciti dalla porta (della stalla), son rientrati subito dalla finestra.