Fare una passeggiata in riva al mare in Sicilia può trasformarsi in qualcosa di molto diverso da una giornata di relax. All’inizio del mese, tra sabato 4 e domenica 5 marzo, sulla costa ragusana si sono arenati due “barchini” di ferro, precisamente a Punta Braccetto. Un’imbarcazione si è incastrata tra gli scogli in zona “Canalotti”, l’altra sullo spiaggione di Randello, a ridosso della forestale.
Chi si reca sulla spiaggia ha davanti ai suoi occhi ciò che resta di uno sbarco di migranti. Tra gli indumenti stagnanti nell’acqua interna al relitto, senza timone e mezzo di propulsione, oltre a jeans, giacche, un cappello e pane gonfio, sono visibili anche delle scarpe sportive da bambino. Un’immagine che resta ben impressa nella mente di quanti sono testimoni di uno dei tanti viaggi della disperazione, che spingono coloro che si imbarcano dall’Africa o dalla Turchia a entrare in Europa dall’Italia in condizioni oltremodo precarie.
In questo caso, come spiega Ragusa News, i migranti sono stati intercettati in mare aperto dalla Capitaneria di Porto tramite una motovedetta, che ha tratto in salvo tutti gli occupanti. La data di recupero e il numero identificativo dell’operazione sono stati scritti dentro il mezzo di trasporto: 16 febbraio 2023 – CP265.
Questo tipo di imbarcazioni vengono lasciate in balia delle onde, perché affondano facilmente o, come in questo caso, vanno alla devira. Vengono abbandonate dopo la messa in sicurezza delle persone in altre imbarcazioni di soccorso.
Il racconto di una lettrice
“Domenica mattina, 19 marzo, stavo facendo la solita passeggiata domenicale alla riserva di Randello. Visto che c’era una bella temperatura e non c’era vento, mi sono sono incamminata verso la spiaggia cambiando il solito percorso. Il mare era calmo, quindi sono scesa e ho percorso circa due chilometri camminando sulla battigia. Da lontano ho visto questa sagoma marrone, ma solo avvicinandomi ho capito che era una barca in lamiera arrugginita. Piena di effetti personali sparsi, vestiti, scarpe, zaini, bottiglie di plastica, salvagenti”.
“La cosa che più mi ha colpito è stato un paio di scarpe da bambino. Ho immaginato che fosse stata trainata dagli scafisti e poi abbandonata, quella bagnarola non può navigare da sola…E’ stata la prima volta che mi capitava di vedere i resti di uno sbarco da vicino”. Di seguito e in alto in evidenza le foto inviate a Blitz Quotidiano.