Per il Telegraph il maschio italiano non è più Tacito e Cicerone: “Ora è pigro, femminista e non ama le donne”

Il quotidiano inglese Telegraph parla dell’uomo italiano in un articolo a firma Petronella Wyatt, una giornalista britannica ex amante di Boris Johnson. Articolo che, come spesso accade quando si parla d’Italia all’estero, è pieno di stereotipi. L’articolo si intitola “Forget Tacitus and Cicero, modern Italian men just want to be lazy”(ossia “Dimenticate Tacito o Cicerone, gli italiani vogliono solo essere pigri”), con il seguente sottotitolo: “Gli uomini (scritto in italiano, ndr) non vanno troppo oltre il loro stereotipo, ma, con l’avvento dell’uomo nuovo, anche questo è in pericolo”. 

L’80% degli italiani sono diventati “femministi”

La prima cosa che risalta nell’articolo è il presunto femminismo degli uomini italiani. Quanto scritto dalla Wyatt si apre con una considerazione sulla Meloni: “La premier Meloni nega con veemenza di essere anti-donna. Un nuovo sondaggio condotto tra gli uomini italiani ha rilevato però che l’80 per cento ora si descrive come femminista”.  La cifra però, non ha alcun riscontro.

Il secondo argomento portato avanti dalla giornalista britannica è il fatto che gli uomini italiani non sarebbero più acculturati come una volta come erano invece gli storici latini Cicerone e Tacito.  Cita anche una barzelletta che andava in giro ai tempi dell’occupazione fascista dell’Etiopia. Barzelletta che raccontavano gli inglesi, anche loro “interessati” all’epoca all’Etiopia: “Eppure, durante l’occupazione dell’Abissinia da parte di Mussolini, tra gli inglesi circolava questa barzelletta: qual è la definizione di vergine in Abissinia? Risposta: una capra che sa correre più di un soldato italiano“. Attualmente, a detta della Wyatt, “la maggior parte degli italiani si preoccupa della cultura quanto i soldati di Mussolini”.

Secondo la giornalista, spesso si confonde gli uomini italiani attuali con quelli dell’antico Impero Romano. “L’italiano moderno è un erede molto lontano da Tacito o Cicerone. Anzi, discende dagli schiavi di questi due personaggi o da un’accozzaglia di invasori barbari come i Goti e i Franchi”.  Dopo aver dimostrato scarsa conoscenza sulla formazione dell’impero romano, la Wyatt parla di una presunta scarsa virilità dei maschi italiani: “Sin dall’era romana, con l’eccezione della Toscana rinascimentale, l’Italia non è riuscita a distinguersi, a parte quando era sotto occupazione straniera. Nulla ha influito sugli italiani come l’occupazione. Prima della riunificazione del Paese, fu la monarchia asburgica a portare una parvenza di ordine nel Nord Italia“.

Wyatt parla anche del Sud Italia: “E che dire del Sud. Nel 1847 lo scrittore Luigi Settembrini descriveva le condizioni dell’area peggiori della Turchia. Dicevo prima che agli italiani non sono rimasti che i loro stereotipi. In realtà ora potrebbero perdere anche quelli”. Poi di nuovo sul femminismo. “Sino a qualche tempo fa, il femminismo non veniva riconosciuto dagli uomini italiani. Molti di loro, come Marcello Mastroianni nella Dolce Vita, conoscevano solo tre frasi in inglese: ‘How are you?’, ‘I love you’ e ‘Where is your hotel?'”.

“Un italiano senza amore è come Atene senza il Partenone”

Prosegue l’articolo: “Un italiano senza amore (scritto in italiano, ndr) è un po’ come Atene senza il Partenone. Molti italiani sembrano ora rassegnati a incarnare questo ‘uomo nuovo'”. E qui viene il bello: la giornalista dice di aver intervistato il leader di questo movimento dell’Uomo Nuovo (Uomo New scrive la giornalista unendo italiano e inglese ndr). Si tratterebbe di un certo Luciano Rossi  la cui esistenza, stando al web, non risulta esistere.

La presunta guida sulla “nuova mascolinità degli italiani”

Ebbene questo Rossi avrebbe scritto “una guida sulla nuova mascolinità degli italiani” di cui, anche in questo caso, non c’è alcuna traccia. E di cosa parlerebbe questo libro? Ci sono parti che trattano del “diritto di piangere degli uomini e un altro dedicato alla loro pulizia”. Secondo Wyatt e Rossi, ciò che rimane agli italiani dei loro antenati è “il desiderio di essere pigri: Fabio Massimo, a capo dell’esercito romano durante gran parte della Seconda Guerra Punica, passò alla storia per la sua qualità di non combattere. Non a caso, venne soprannominato Cunctator, il ‘temporeggiatore'”. Si tratta della versione di Ennio. Quella di Cicerone fu diversa: a detta del filosofo romano infatti, Fabio Massimo “snervò la seconda guerra punica”. Insomma un’accozzaglia di stereotipi e scarsa conoscenza dell’Italia e degli italiani. 

Published by
Lorenzo Briotti