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Pressione alta, se non trattata aumenta il rischio di Alzheimer

Recenti studi indicano che la pressione alta, se non adeguatamente gestita, può essere un fattore determinante per l’insorgenza di demenza, in particolare dell’Alzheimer, una patologia neurodegenerativa che colpisce milioni di persone in tutto il mondo.

L’ipertensione è un problema di salute globale che colpisce oltre 1,3 miliardi di persone. Spesso definita “il killer silenzioso”, questa condizione è caratterizzata da un aumento persistente della pressione sanguigna nelle arterie, che può danneggiare il cuore, i vasi sanguigni, i reni e, come stanno dimostrando sempre più ricerche, anche il cervello. La pressione alta non trattata è particolarmente pericolosa poiché non presenta sintomi evidenti, portando molte persone a ignorare o sottovalutare la gravità della condizione.

Pressione alta, il legame con l’Alzheimer

Un recente studio condotto dall’Università del New South Wales ha fornito ulteriori prove del legame tra ipertensione non trattata e un aumento del rischio di Alzheimer. I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 31.000 persone, con un’età media di 72 anni, provenienti da 14 paesi diversi, tra cui Stati Uniti, Australia, Spagna e Giappone. Questo studio ha rivelato che le persone con ipertensione non trattata hanno un rischio del 42% maggiore di sviluppare la malattia di Alzheimer rispetto a coloro che assumono farmaci per controllare la pressione sanguigna.

Uno degli aspetti più sorprendenti dello studio è che il rischio di Alzheimer è significativamente più alto nelle persone che non trattano l’ipertensione rispetto a quelle che la gestiscono attraverso la terapia farmacologica. Risulta quindi molto importante la diagnosi precoce e del trattamento della pressione alta, non solo per prevenire malattie cardiovascolari ma anche per ridurre il rischio di demenza. È interessante notare che la gestione della pressione sanguigna è risultata cruciale anche nelle persone anziane, dimostrando che l’età avanzata non dovrebbe essere una scusa per abbassare la guardia.

La pressione alta è da tempo riconosciuta come un fattore di rischio per diverse malattie, tra cui ictus, malattie renali e problemi cardiaci. Tuttavia, il suo legame con l’Alzheimer è un campo di studio relativamente nuovo che sta ricevendo crescente attenzione. L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che provoca la progressiva perdita di memoria e di altre funzioni cognitive. Non esiste attualmente una cura per questa patologia, il che rende la prevenzione un obiettivo cruciale.

In che modo l’ipertensione favorisce l’insorgenza dell’Alzheimer

In che modo l’ipertensione favorisce l’insorgenza dell’Alzheimer (blitzquotidiano.it)

Gli scienziati ritengono che l’ipertensione possa contribuire all’insorgenza dell’Alzheimer attraverso diversi meccanismi. Uno di questi è il danno ai piccoli vasi sanguigni del cervello, che può compromettere l’apporto di ossigeno e nutrienti alle cellule cerebrali. Questo danno vascolare può portare alla morte delle cellule cerebrali e alla formazione di placche amiloidi, un marker caratteristico dell’Alzheimer. Inoltre, l’ipertensione può accelerare l’invecchiamento del cervello, aumentando la vulnerabilità a processi degenerativi.

Un altro studio pubblicato su Neurology, la rivista medica dell’American Academy of Neurology, ha rafforzato ulteriormente questi risultati, mostrando che il rischio di sviluppare Alzheimer è significativamente più alto nelle persone con ipertensione non trattata rispetto a quelle che assumono regolarmente farmaci per il controllo della pressione. Questi studi suggeriscono che la gestione dell’ipertensione potrebbe non solo ridurre il rischio di malattie cardiovascolari ma anche proteggere il cervello dai danni che portano alla demenza.

Pressione alta, il killer silenzioso

Una delle sfide principali è che una grande percentuale di persone non sa di avere l’ipertensione. I dati stimano che il 46% degli adulti a livello globale non è consapevole di avere la pressione alta, e solo il 21% di quelli diagnosticati ha un controllo adeguato della condizione. Questo rende l’ipertensione uno dei fattori di rischio per la demenza più sottodiagnosticati e scarsamente controllati. È quindi essenziale aumentare la consapevolezza pubblica e incoraggiare le persone a monitorare regolarmente la loro pressione sanguigna.

La gestione dell’ipertensione richiede un approccio multidisciplinare che coinvolge cambiamenti nello stile di vita e, se necessario, l’uso di farmaci. Una dieta sana, l’esercizio fisico regolare e la riduzione dello stress sono tutte strategie efficaci per abbassare la pressione sanguigna. Tuttavia, in molti casi, queste misure da sole potrebbero non essere sufficienti, e i farmaci antipertensivi diventano essenziali. Il successo del trattamento dipende dalla collaborazione tra il paziente e il medico, e dalla capacità del paziente di seguire fedelmente il piano terapeutico.

Il dottor Matthew J. Lennon, autore principale dello studio e ricercatore presso il Centre for Healthy Brain Ageing dell’Università del New South Wales, ha sottolineato che l’ipertensione, essendo asintomatica, può facilmente passare inosservata fino a quando non causa danni significativi. Questo è uno dei motivi per cui è fondamentale che i medici discutano regolarmente con i loro pazienti dell’importanza del controllo della pressione sanguigna, soprattutto man mano che l’età avanza.

Inoltre, Lennon ha evidenziato che, sebbene i risultati dello studio mostrino un rischio maggiore di Alzheimer nelle persone con ipertensione non trattata, questo non significa che coloro che gestiscono la loro ipertensione siano completamente al sicuro. Il rischio di demenza può essere influenzato da una combinazione di fattori genetici e ambientali, e la pressione sanguigna è solo uno di questi. Tuttavia, il trattamento dell’ipertensione rimane un passo essenziale per ridurre il rischio complessivo di sviluppare demenza.

Claudia Montanari

Nata nel 1985 a Roma. Una laurea in lettere con indirizzo moda e comunicazione, sostengo che Roberto Rossellini, lo Stedelijk Museum, Naruto e Lena Dunham mi abbiano cambiato la vita. Da più di 10 anni lavoro come society journalist per ladyblitz e blitzquotidiano occupandomi di moda, lifestyle, salute, viaggi e bellezza.

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