Si è parlato molto in tempi recenti di revenge songs, canzoni di vendetta, in genere riferendosi alle varie canzoni di inizio secolo di Shakira, Taylor Swift, Beyoncé e via dicendo, in cui le cantanti pop si scagliavano in maniera esplicita contro i loro ex. Ma il tema della vendetta nelle canzoni ha una lunga storia e non è sempre limitato alla vendetta contro un ex amante che ha abbandonato o tradito il cantante di turno. E allora vediamo alcuni esempi che ci possono dare una prospettiva diversa… e comunque sono brani che può far piacere riascoltare! Tenete presente, però, che qui abbiamo scelto di trattare il tema della vendetta in senso esplicito, sì, ma ampio. A volte, come scoprirete, anche giocoso…
Pubblicata nel 1972 nell’album No Secrets di Carly Simon, You’re So Vain è forse una delle canzoni vendicative più famose. Per anni ci si è chiesti chi fosse il vanitoso di cui parla la canzone e, proprio come recita il testo, diversi personaggi famosi hanno pensato che la canzone fosse su di loro. L’autrice, da parte sua, ha sempre intenzionalmente mantenuto il mistero, anche se in una sua dichiarazione ha affermato che la canzone è sugli uomini in generale, non su uno specifico. Si potrebbe dire che questo mistero è esso stesso una vendetta contro gli uomini vanitosi, che pensano che tutto giri intorno a loro!
You Oughta Know è una canzone della canadese Alanis Morissette inclusa nel suo album Jagged Little Pill. Siamo ancora sul tema degli ex, ma questo brano è del 1995, quindi comunque in anticipo sulla moda cara alle cantanti pop più recenti. Anche in questo caso l’uscita del brano è stata accompagnata dall’alone di mistero sull’identità del destinatario delle parole forti del testo: verrebbe da pensare che la barbara abitudine di fare nomi e cognomi sia una cosa recente… D’altra parte a noi interessa la musica scaturita, anche, dalle esperienze personali, non il gossip sulla vita privata degli autori, giusto?
Altra invettiva esplicita contro una ex che viene definita la personificazione del male, Unhappy Birthday è un brano pubblicato nel 1987 nell’ultimo album degli Smiths, Strangeways Here We Come. Il proposito di vendetta è chiaro fin dal primo verso: “Sono venuto ad augurarti un infelice compleanno” e si colora di crudeltà nell’affermazione “E se tu dovessi morire, sarei un po’ triste, ma non piangerei”.
Non vi fate ingannare dai testi del blues: quando si parla di una donna che maltratta il malcapitato di turno, si tratta spesso di un riferimento al proprietario terriero per cui lavoravano gli schiavi. Non potendo prendersela esplicitamente con il padrone, utilizzavano in genere questo stratagemma, ma se li leggete in questa ottica hanno sempre perfettamente senso! E in questo contesto, il blues è costellato di canzoni vendicative. La più ovvia che viene in mente è These Boots Are Made for Walking di Nancy Sinatra. Noi abbiamo cercato di stimolare un po’ di più la vostra curiosità, o di mettere alla prova la vostra conoscenza. Further On Up the Road è un brano del 1957, registrato originariamente dalla Bobby “Blue” Band. Da allora è stato rivisitato una infinità di volte, da artisti come Johnny Winter, Joe Bonamassa, Johnny Cash, Robin Trower, Mike Bloomfield, Steve Miller e chi più ne ha più ne metta. Qui ho scelto la versione di Eric Clapton (nel video dal vivo insieme a Jeff Beck).
Sta per arrivare la tua ora: se non è una minaccia di vendetta questa! Contenuta nell’album di esordio della band, Led Zeppelin I del 1969, Your Time is Gonna Come non è certo il brano più blues dei Led Zeppelin. Ma le radici blues sono ben presenti nel modo in cui è costruito il testo, che quindi si presta a interpretazioni più profonde che la semplice ripicca contro una donna colpevole di tradimento. Qui l’organo è suonato dal bassista John Paul Jones.
Pubblicata nel 1993 all’interno dell’album Get a Grip, Eat the Rich è un ottimo esempio per spostare esplicitamente il tema della vendetta dal piano delle relazioni sentimentali a quello della ripicca sociale. La frase “mangia i ricchi” deriva da un’affermazione attribuita a Rousseau: “Quando il popolo non avrà più da mangiare, allora mangerà i ricchi”. Di conseguenza è stata spesso utilizzata come slogan contro le disuguaglianze sociali. Da notare che esiste anche un brano dei Motorhead con lo stesso titolo, che rientrerebbe appieno nella categoria di questo articolo, se non fosse per limitazioni di spazio… Gli Aerosmith, d’altra parte, hanno prodotto più canzoni sul tema della vendetta. Si pensi ad esempio a Janie’s Got a Gun, che racconta dei propositi di vendetta di una ragazza che ha subito abusi in adolescenza: il titolo è tutto un programma!
L’ambito del metal e dell’hard rock si presta in maniera particolare a trattare il tema della vendetta. E infatti si possono trovare diversi altri brani che non abbiamo incluso qui sempre per ragioni di spazio: Megadeth, I’ll Get Even e ancora i Motorhead con Sweet Revenge sono due esempi. Here Comes Revenge è contenuta nell’album dei Metallica Hardwired… to Self-Destruct del 2016. Qui il tema della vendetta appare più generale, quasi come una personificazione della vendetta.
Contenuta nell’album Non al denaro non all’amore né al cielo del 1971, Un giudice è secondo me la canzone perfetta per rappresentare anche l’Italia in questa carrellata di brani sulla vendetta. Qui il il protagonista, vessato dalle maldicenze della gente per la sua bassa statura, si costruisce una posizione sociale come giudice per poter esercitare il suo potere sugli altri come vendetta. Su alcune (rare) copie del 45 giri compare un sottotitolo: “Dietro ogni giudice c’è un nano”. La versione che vi propongo è dal vivo, insieme alla PFM, con una breve presentazione di De André.
E veniamo, come promesso, all’aspetto più giocoso delle canzoni di vendetta. A Boy Named Sue è una canzone di Shel Silverstein registrata da Johnny Cash nel 1969 nel suo live At San Quentin. In pieno stile country, racconta dei propositi di vendetta di un uomo nei confronti del padre, che lo ha chiamato Sue, un nome da donna, rendendogli la vita impossibile. Nonostante i due sembrino alla fine riappacificarsi, il protagonista dichiara con fermezza che se avrà un figlio lo chiamerà in qualsiasi modo, ma non Sue!
Ancora nell’ambito del giocoso, vi proponiamo per finire una fantasiosa e divertente traccia contenuta nell’album Ruth Is Stranger Than Richard del 1975, scritta da Robert Wyatt e Hugh Hopper. Qui la narrazione è dal punto di vista del bacon, che detesta essere ammollato nella zuppa, quando invece sarebbe molto più felice se cotto croccante. Si vede arrivare addosso funghi, carote, viene sommerso da fagioli e la zuppa è presentata come uno dei suoi peggiori incubi. Di conseguenza, la canzone si conclude con l’augurio che il malcapitato autore della zuppa si becchi un bel mal di pancia!
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