Un recente studio pubblicato sulla rivista Cancer Discovery apre nuove prospettive nel trattamento del tumore alla vescica, una malattia spesso trascurata ma con un impatto significativo sulla salute globale. La ricerca ha messo in luce il ruolo di una proteina, chiamata PIN1, che stimola la sintesi del colesterolo e favorisce la crescita del tumore. Grazie a modelli sperimentali su topi e cellule tumorali, è emerso che una terapia combinata a base di statine e un inibitore specifico potrebbe rallentare la proliferazione delle cellule cancerose e ridurre la crescita del tumore.
Il cancro alla vescica colpisce oltre 600.000 persone ogni anno in tutto il mondo e causa più di 220.000 decessi. Nel 2024, è stato il quarto tumore più comune diagnosticato negli uomini negli Stati Uniti e l’ottava causa di morte per tumore. Tuttavia, questa forma di cancro è raramente menzionata tra le principali e riceve meno attenzione rispetto ad altre tipologie di tumore.
Secondo Tony Hunter, PhD, professore al Salk Institute for Biological Studies in California, c’è un’urgenza crescente nel trovare nuovi approcci terapeutici. Le terapie attuali, che includono la chemioterapia, le radiazioni e il trattamento con Bacillus Calmette-Guérin (BCG), offrono risultati spesso insoddisfacenti. Anche le terapie più moderne, come l’immunoterapia, non riescono sempre a contrastare efficacemente la malattia.
Lo studio si è concentrato sulla proteina PIN1, un enzima presente in tutti gli organismi con cellule dotate di nucleo. PIN1 ha una funzione regolatoria cruciale: modifica la struttura di altre proteine, aumentandone o diminuendone l’attività a seconda della necessità. Questo meccanismo, però, può essere sfruttato dalle cellule tumorali per proliferare.
Hunter spiega che PIN1 è presente in alti livelli in diversi tipi di tumore, come il cancro al seno, e che agisce su molteplici proteine bersaglio. Nel caso del cancro alla vescica, PIN1 sembra giocare un ruolo fondamentale nella promozione della crescita tumorale, nella soppressione dell’apoptosi (il naturale processo di morte cellulare) e nella capacità delle cellule cancerose di invadere i tessuti circostanti.
Un elemento chiave dello studio è stata la scoperta del ruolo del colesterolo nella progressione del cancro alla vescica. Il colesterolo, essenziale per la vitalità cellulare e parte integrante delle membrane cellulari, viene prodotto non solo tramite la dieta ma anche direttamente all’interno delle cellule. PIN1, secondo i ricercatori, stimola la sintesi del colesterolo nelle cellule tumorali, fornendo loro un vantaggio metabolico che facilita la crescita e la proliferazione.
Questa scoperta ha aperto la strada a nuove strategie terapeutiche. Una combinazione di due farmaci – una statina già in uso per abbassare il colesterolo, la simvastatina, e un inibitore di PIN1 chiamato sulfopina – ha mostrato risultati promettenti. La terapia combinata ha ridotto significativamente i livelli di colesterolo nelle cellule tumorali, rallentando la crescita del tumore.
Le statine, come la simvastatina, sono farmaci comunemente utilizzati per abbassare il colesterolo circolante nel sangue. Agiscono bloccando la sintesi del colesterolo nel fegato, ma in questo studio si è scoperto che possono avere un effetto diretto anche sulle cellule tumorali.
L’inibitore sulfopina, invece, agisce specificamente su PIN1, bloccandone l’attività e interrompendo il ciclo che favorisce la sintesi del colesterolo nelle cellule cancerose. La combinazione di questi due farmaci ha prodotto una riduzione marcata dei livelli di colesterolo nel tessuto tumorale, con effetti significativi sulla crescita del cancro alla vescica.
Questa scoperta potrebbe rappresentare solo l’inizio di un cambiamento nel trattamento del cancro alla vescica. Poiché PIN1 è elevato in molti altri tipi di tumore, è possibile che questo approccio terapeutico possa essere esteso anche ad altre forme di cancro.
Hunter sottolinea che il prossimo passo sarà studiare il ruolo di PIN1 in altri tipi di cellule che compongono il microambiente tumorale, come i fibroblasti, e identificare ulteriori bersagli terapeutici. Inoltre, l’inibizione di PIN1 potrebbe essere combinata con altre strategie per massimizzare l’efficacia delle terapie.
Jennifer Linehan, MD, urologa e oncologa presso il Providence Saint John’s Cancer Institute, sottolinea l’importanza di trovare nuove opzioni di trattamento per il cancro alla vescica. Attualmente, il trattamento per le forme invasive spesso richiede interventi chirurgici radicali, come l’asportazione della vescica, che comportano cambiamenti significativi nella qualità della vita dei pazienti.
Le forme non invasive, sebbene meno gravi, sono caratterizzate da un’elevata tendenza a recidivare, richiedendo controlli frequenti e trattamenti ripetuti. Questo rende il cancro alla vescica una delle forme tumorali più costose da trattare, sia in termini economici che emotivi.