Le rime porno nel libro del conte Rochester

Pubblicato il 4 Febbraio 2011 - 21:30 OLTRE 6 MESI FA

Il conte Rochester

LONDRA – Il segreto del successo delle poesie del conte di Rochester, l’intellettuale ‘scapigliato’ protagonista delle cronache britanniche del 17esimo secolo immortalato sul grande schermo dal film The Libertine, nel quale il ruolo del conte viene interpretato da sua Maestà Johnny Depp, sarebbe dovuto non tanto alle rime del dissoluto nobile, al secolo John Wilmot, ma da un’appendice ‘nascosta’, intitolata The Cabinet of Love, aggiunta in un’edizione del 18esimo secolo.

Ovvero una raccolta di brani di natura pornografica spinta. La scoperta è stata effettuata da una ricercatrice dell’università di Oxford, Claudine van Hensbergen, mentre era impegnata nella catalogazione del libro nell’ambito del programma di digitalizzazione finanziato dal Leverhulme Trust. Alla fine dell’opera van Hensbergen ha infatti notato la pagina-frontespizio del Cabinet. ”Con mia grande sorpresa – ha detto la ricercatrice al Times – l’appendice si è rivelato essere una collezione di versi pornografici, principalmente incentrati sul tema degli strumenti di piacere artificiali”. ‘Dildo’, in inglese. Ovvero vibratori. ‘

‘La raccolta – prosegue – include un poema intitolato ‘Dildoides’, opera attribuita a Samuel Batler, che racconta di un pubblico rogo di vibratori importati dalla Francia. Oppure ‘The Delights of Venus’: la protagonista è una donna sposata che spiega a un’amica più giovane le gioie del sesso attraverso dettagli molto espliciti. Infine vi è ‘The Discovery’, in cui un uomo si nasconde nella stanza di una donna e la osserva mentre si masturba nel suo letto”. ”Le operette sono troppo esplicite per essere pubblicate in un quotidiano generalista di oggi, figuriamoci in un libro del 17esimo secolo”, osserva il Times.

Il che però spiega, secondo la van Hensbergen, lo straordinario successo goduto dal volume – The Works of the Earls of Rochester and Roscommon – nel corso delle sue 20 edizioni. Il libro, infatti, arrivò a vendere decine di migliaia di copie, ben oltre la media della tipica raccolta di poesie. Il Cabinet, dice la ricercatrice, è assente nella prima edizione del libro, datata 1707, ma compare dal 1714 in poi – aggiunta in gran segreto da Edmund Curll, editore famoso per le attitudini libertine. ”Benché la presenza del Cabinet non venga pubblicizzata da nessuna parte – conclude – il passa-parola deve aver avuto i suoi effetti”. Cementando in qualche modo la reputazione del conte di Rochester come autore ‘maledetto’.