Nel 2022, si legge nel rapporto annuale dell’Istat, il 67,4% dei 18-34enni vive in famiglia. Quasi otto punti in più rispetto al 2002 (59,7%). In Campania e in Puglia i valori sono intorno al 75%.
Si posticipano anche i matrimoni e i figli. Nel 2022, l’età media al (primo) matrimonio è di 36,5 anni per lo sposo (31,7 nel 2002) e 33,6 per la sposa (28,9 nel 2002). Quella della prima procreazione per le donne è salita a 31,6 anni, contro 29,7 nel 2002.
La notizia, vien da dire, visto i cambiamenti della società e i vari ed evidenti problemi economici, è che ci si sposi ancora o che qualcuno abbia ancora il coraggio di fare figli.
In Italia “si sono progressivamente diffuse nuove modalità di formazione della famiglia. Nel 2022-2023, coppie non coniugate, famiglie ricostituite, single non vedovi e monogenitori non vedovi rappresentano il 39,7% del totale dei nuclei”. Lo dice il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli presentando il Rapporto annuale dell’Istituto e affermando che nel 2002-2003, queste famiglie erano il 21,9″. Si tratta, nel complesso, spiega, “di oltre 18 milioni e mezzo di individui, quasi un terzo della popolazione. Sono soprattutto i bambini e i ragazzi fino ai 24 anni, che sempre più spesso vivono con genitori non coniugati o con madri single, a essere interessati dalle trasformazioni dei modelli familiari”. Nello stesso periodo, “tra gli adulti tra i 25 e i 64 anni è raddoppiata la quota di quanti vivono senza partner, dal 10,9% al 22,1% del totale, ed è cresciuta dal 5,4 al 14,6% la quota di quanti vivono con un partner senza essere coniugati, o in famiglie sposate in cui almeno uno dei due coniugi proviene da un precedente matrimonio”. Anche le persone anziane sono state investite da nuovi modi di fare famiglia: sono aumentate quelle che vivono da sole, a partire dai 65 anni, non soltanto come conseguenza della vedovanza e, tra i 65-74enni, sono raddoppiati quanti sperimentano libere unioni e secondi matrimoni.