Le origini della marcia Afgana
I nomadi afghani, noti per percorrere distanze sorprendenti senza esaurimento fisico, hanno ispirato la marcia afghana. Questa tecnica, sviluppata negli anni ’80 da Édouard G. Stiegler, unisce il movimento fisico al controllo della respirazione, promuovendo resistenza e calma mentale.
Coordinazione di passi e respirazione
La chiave della marcia Afgana è la sincronizzazione dei passi con la respirazione. Un ciclo base prevede l’ispirazione per tre passi, trattenere il respiro nel quarto passo e espirare per altri tre passi. Questo schema, anche se inizialmente richiede attenzione, diventa naturale con la pratica.
I benefici della marcia afgana
- Ossigenazione del corpo: Migliora la capacità polmonare e l’assorbimento dell’ossigeno.
- Resistenza: Rafforza la resistenza fisica, consentendo di percorrere distanze più lunghe.
- Circolazione sanguigna: Migliora la circolazione, favorendo la salute cardiovascolare.
- Rafforzamento delle ossa: Contribuisce al rafforzamento delle ossa senza causare problemi articolari.
- Riduzione dello stress: Simile a una forma di meditazione attiva, calma la mente e allevia lo stress.
Praticare la marcia Afgana per massimizzare i benefici
La marcia Afgana può essere facilmente integrata nella vita quotidiana. Si consiglia di praticarla per almeno 20-30 minuti al giorno, tre volte a settimana. Adatta il ritmo alle tue preferenze e all’andatura del terreno, mantenendo l’equilibrio tra inspirazione ed espirazione.
Differenze con la marcia meditativa dei buddisti
Sebbene la marcia Afgana possa sembrare simile alla marcia meditativa buddista, presenta differenze significative. La marcia meditativa buddista è una pratica consapevole e deliberata finalizzata alla meditazione in movimento, concentrata sull’esperienza di camminare. Al contrario, la marcia afghana si concentra sul movimento e sull’esercizio, variando intensità e terreno.