Da ieri l’olio di Cbd (cannabidiolo) è, per l’Italia, una sostanza stupefacente. Quindi può essere venduto solo in farmacia, con ricetta, e non più negli smart shop. Questo perché il 21 agosto scorso in Gazzetta ufficiale è stato pubblicato un decreto del ministro della Salute Orazio Schillaci che sblocca un atto identico che il suo predecessore, Roberto Speranza, aveva emanato e poi congelato dopo le proteste di associazioni, imprenditori e commercianti.
L’olio di cannabidiolo (ribattezzato cbd), si ottiene dall’estrazione dei principali composti presenti in natura nell’intera pianta di canapa. Viene utilizzato anche in caso di insonnia, ansia, stress, dolori mestruali, emicrania e dolore cronico. Per l’Oms e per la Corte di Giustizia europea non ha alcuna valenza stupefacente, per il governo italiano sì. La sostanza è stata infatti inserita in una specifica tabella di medicinali. Nel decreto si stabilisce che il prodotto è efficace contro alcune patologie, come ad esempio l’epilessia, ma che deve essere venduto come un farmaco. Quindi in farmacia e solo in presenza di una ricetta medica, non più quindi come un semplice integratore.
Una scelta che fa insorgere i leader anti-proibizionisti, in primis Riccardo Magi che commenta senza mezzi termini: “L’idiozia proibizionista non conosce limiti. Da oggi in Italia sarà vietata la vendita libera di alcuni prodotti a base di Cbd, come oli e cibi, che potranno essere acquistati solo in farmacia. E per produrli serviranno autorizzazioni sanitarie specifiche. Peccato solo che il Cbd non è una sostanza stupefacente – aggiunge il segretario di + Europa – ciò che è davvero stupefacente è che il governo Meloni vieta una sostanza che ha gli stessi effetti di una camomilla e la spaccia per guerra alla droga”.