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Combattere l’obesità: inserire il calcolo delle calorie nei menù dei ristoranti può funzionare

Inserire l’apporto calorico accanto ad ogni piatto nei menù dei ristoranti potrebbe avere un impatto significativo nella lotta all’obesità e alla riduzione dei decessi per malattie cardiovascolari, soprattutto in Inghilterra. Questo è quanto emerge da uno studio pubblicato su The Lancet Public Health, che evidenzia come una politica mirata possa portare a risultati notevoli in termini di salute pubblica.

Secondo le stime presentate nello studio, l’introduzione di questa politica potrebbe prevenire o ritardare circa 730 decessi per malattie cardiovascolari tra il 2022 e il 2041. Tuttavia, gli esperti concordano sul fatto che i benefici potrebbero essere ancora maggiori se la politica venisse estesa a tutte le attività alimentari, con la prospettiva di evitare circa 9.200 morti in meno per malattie cardiovascolari nei prossimi 20 anni. Questo suggerisce che l’estensione della misura potrebbe massimizzare i benefici per la salute pubblica, integrandosi efficacemente in una più ampia strategia di lotta all’obesità.

Attualmente, la legislazione britannica prevede che questa misura sia applicata solo alle grandi aziende alimentari con 250 o più dipendenti, inclusi bar, ristoranti e rosticcerie. Tuttavia, gli studi dimostrano che l’adozione generalizzata di questa politica potrebbe avere un impatto positivo sulla salute di un numero significativo di persone.

Uno degli aspetti cruciali evidenziati dallo studio è che l’indicazione delle calorie nei menù non sembra aumentare le disuguaglianze tra i diversi gruppi socioeconomici, anzi potrebbe favorire una maggiore consapevolezza e scelte più informate da parte dei consumatori. Questo potrebbe portare non solo a una riduzione del consumo calorico individuale, ma anche a una diminuzione del contenuto calorico medio dei pasti offerti dalle aziende alimentari.

Tuttavia, è importante sottolineare che questa politica potrebbe comportare alcuni rischi, come ad esempio l’impatto sui disturbi alimentari. Pertanto, ulteriori ricerche sono necessarie per valutare appieno gli effetti di un’implementazione totale di questa misura.

Inoltre, mentre i dati presentati nello studio sono promettenti, è importante considerare le sfide e le limitazioni associate a questa politica. Ad esempio, i dati utilizzati per stimare la riduzione delle calorie sono stati estratti da studi statunitensi, il che potrebbe limitarne la trasferibilità alla popolazione inglese. Inoltre, lo studio ha modellato solo l’obesità in età adulta, senza esaminare l’impatto sull’obesità infantile.

Claudia Montanari

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