Scoperto uno dei meccanismi all’origine dei danni ai polmoni, potenzialmente letali, causati da Covid-19. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature Communications, si deve ai National Institutes of Health degli Stati Uniti.
Il fenomeno chiama in causa il rilascio di proteine della coagulazione e spiega perché farmaci come l’eparina sono inefficaci. Potrebbero, invece, funzionare altri farmaci anticoagulanti già in uso.
Dallo studio emerge che, fin dai primi casi di Covid-19, le autopsie hanno mostrato la presenza di un esteso danno agli alveoli polmonari e la presenza di coaguli di fibrina, una proteina coinvolta nei processi di coagulazione.
“Nei pazienti Covid ospedalizzati, nonostante l’uso di anticoagulanti come l’eparina, l’insorgenza clinica del danno polmonare ha continuato a causare la mortalità”, osservano gli autori della ricerca.
I ricercatori hanno esaminato campioni di fluido polmonare di 11 persone (4 con Covid in corso, 4 guariti e 3 sani), scoprendo che nei pazienti Covid sono presenti livelli da 50 a 100 volte più alti del normale di due proteine prodotte dal fegato (fibrinogeno e protrombina) che costituiscono il materiale di base per la formazione delle proteine della coagulazione.
L’infezione da SarsCoV2 è in grado di indurre la trasformazione delle molecole grezze in proteine della coagulazione direttamente nelle cellule polmonari.
Nei test eseguiti, alcuni farmaci anticoagulanti (detti ad azione diretta), usati per esempio per prevenire l’ictus in persone con fibrillazione atriale o la formazione di trombi durante gli interventi chirurgici, si sono mostrate in grado di inibire questo meccanismo.
Pertanto, secondo secondo i ricercatori, questi farmaci somministrati per via inalatoria potrebbero dare benefici ai pazienti Covid. Saranno però necessari ulteriori test per valutarne l’effettiva efficacia.