Covid, il compleanno coinciderà con la ripresa? vaccinarsi e portare la mascherina per contrastare la sua rinascita. Quanti di noi che si sono già ammalati si ammaleranno di nuovo?
Cinzia Lucchelli di Repubblica ha parlato con Pierluigi Viale, direttore del dipartimento di Malattie infettive presso l’Ospedale Sant’Orsola e professore ordinario all’Università di Bologna. Senza mezzi termini, spiega l’importanza di riprendere le vaccinazioni, sottolineando che l’obiettivo principale non è solo prevenire le nuove infezioni, ma soprattutto prevenire quelle gravi.
È ormai prossimo il quarto anniversario della convivenza con il virus Sars-CoV-2.
Tuttavia restano ancora aperte domande di rilevanza, anzi fondamentali, alle quali risulta difficile dare risposte precise.
Ad esempio, non è ancora stato chiarito con esattezza quanto tempo una persona possa essere contagiosa. Inoltre, non siamo ancora certi del periodo di tempo dopo il quale si possa essere nuovamente infettati dal virus, dando così origine a una nuova infezione da Covid-19.
“Rispondere a queste domande continua a essere estremamente complesso a causa delle molteplici variabili coinvolte”, afferma Massimo Ciccozzi, direttore dell’Unità di statistica molecolare e di Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma, intervistato da Valentina Arcovio per Repubblica.
Nel contesto delle reinfezioni, si può affermare che, dal punto di vista del contagio, è possibile contrarre nuovamente il virus già una settimana dopo un’infezione precedente. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, il sistema immunitario dovrebbe essere in grado di contrastare il virus senza grandi difficoltà entro sette giorni e quindi prevenire immediatamente la reinfezione.
In queste circostanze, i sintomi potrebbero non manifestarsi affatto poiché il virus non ha l’opportunità di infettare l’organismo in modo diffuso.
Tuttavia, l’infezione naturale offre certamente una maggiore protezione in quanto con essa il sistema immunitario ha avuto l’opportunità di incontrare il virus nella sua interezza e non solo la proteina Spike come invece avviene con la vaccinazione.
I tempi di “protezione” offerta da una precedente infezione nei confronti di una nuova malattia sintomatica sono meglio definiti quando si tratta di variabili. Secondo Ciccozzi, in generale un’infezione naturale può offrire protezione dalla malattia sintomatica per almeno cinque o sette mesi.
Questo dipende largamente dal numero di anticorpi prodotti dalla precedente infezione, i quali possono variare in base al sistema immunitario individuale. Si prevede che una persona giovane e sana, con un sistema immunitario robusto, possa godere di una protezione più duratura, mentre una persona anziana e/o con malattie, il cui sistema immunitario è più debole, potrà aspettarsi una protezione meno lunga dall’infezione.
La vasta diversità può essere ulteriormente complicata dalla presenza di numerose varianti del virus Sars-CoV-2 in circolazione. Secondo Giovanni Maga, direttore del Dipartimento di scienze biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Dsb), oltre alla variazione nell’immunità acquisita, le probabilità di reinfezione dipendono anche dal tipo specifico di variante o sottovariante incontrata. Attualmente, diverse sottovarianti sono ampiamente diffuse, rendendo possibile contrarre il virus due volte, in tempi ravvicinati, a causa delle parziali differenze tra i virus, permettendo al secondo di sfuggire all’immunità acquisita con il primo.
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