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Demenza senile, fra le 11 cause diabete, depressione, genitori, ipertensione, colesterolo, solitudine

Demenza senile, in una sigla, UKBDRS-APOE, e 11 segni il test che rivela se ne patiremo nei prossimi 14 anni.

In Inghilterra un gruppo di ricercatori guidati da accademici dell’Università di Oxford hanno sviluppato uno strumento in grado di valutare il rischio di demenza nelle persone chiamato UKBDRS-APOE.

Gli scienziati hanno identificato 11 fattori identificativi del possibile sviluppo della malattia nei 14 anni successivi all’indagine medica, esaminando i dati relativi a persone di età compresa tra i 50 e i 73 anni.

I fattori sono l’età, l’istruzione, malattie come il diabete, la depressione, l’ictus, demenza dei genitori, i livelli di deprivazione, l’ipertensione, il colesterolo alto, il fatto di vivere da soli e il sesso. Tutti indicatori che inducono a prevedere con buona precisione se le persone di mezza età svilupperanno o meno la demenza.

Le persone sono state attenzionate nel corso di due importanti studi a lungo termine: lo studio UK Biobank e lo studio Whitehall II che hanno evidenziato 28 fattori legati al rischio di demenza, ridotti in seguito agli 11 considerati predittori più forti.

Questi fattori sono stati esaminati insieme alla presenza eventuale di un gene specifico chiamato APOE, già noto come fattore di rischio per la demenza.

Il 2% delle persone coinvolte nello studio UK Biobank ha sviluppato la demenza nel corso dell’indagine. Mentre nel caso dello studio Whitehall II, il 3% dei soggetti coinvolti.

I risultati pubblicati sulla rivista BMJ Mental Health individuano l’UKBDRS-APOE come il test dal punteggio predittivo più alto, seguito da vicino dallo strumento di rischio UKBDRS.

Gli scienziati pensano che in futuro questo strumento possa rivelarsi utile per intercettare la malattia prima che questa sia conclamata, intervenendo così con altri test, tra cui valutazioni cognitive, scansioni cerebrali ed esami del sangue per riuscire ad identificare quelli che definiscono gruppi di rischio e mettere in atto tutte le strategie utili a ridurre la possibilità che la malattia si sviluppi.

Sana Suri, della Università di Oxford, ricorda che il rischio di demenza varia in base alla razza, all’etnia e allo stato socio-economico, dunque si deve estendere la ricerca a più gruppi di persone sia all’interno che all’esterno del Regno Unito.

Così come si sa, ha aggiunto, che l’età avanzata (indentificata in 60 anni e oltre) e il gene APOE sono fattori di rischio, insieme ad altri come il diabete, la depressione e l’ipertensione.

Fattori, questi, che hanno un ruolo fondamentale nel possibile sviluppo della malattia. Ad esempio, il rischio stimato per una persona con tutti questi fattori è circa tre volte superiore a quello di una persona della stessa età che non ne ha alcuno.

 

https://www.independent.co.uk/news/health/dementia-predictors-symptoms-b2398704.html

 

Maria Vittoria Prest

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