Potrebbe esserci un legame tra il microbioma intestinale e il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Dei circa 530 milioni di adulti nel mondo che soffrono di diabete, circa il 98% è affetto da diabete di tipo 2, una condizione in cui il corpo diventa resistente all’insulina, necessaria per processare correttamente il glucosio nel sangue. Diversi fattori influenzano il rischio di sviluppare questa malattia, tra cui età, storia familiare, etnia e fattori di rischio modificabili come obesità e uno stile di vita sedentario.
Recentemente, gli scienziati hanno rivolto la loro attenzione al microbioma intestinale, cercando di comprendere se questo possa giocare un ruolo significativo nell’aumento del rischio di diabete di tipo 2.
Gli studiosi del Brigham and Women’s Hospital di Boston hanno pubblicato un lavoro su Nature Medicine in cui identificano specifici ceppi batterici e virus capaci di causare cambiamenti funzionali nel microbioma intestinale, associati a un maggiore rischio di diabete di tipo 2. Questa scoperta è particolarmente rilevante perché i precedenti studi, pur suggerendo un legame tra microbioma intestinale e diabete, non erano sufficientemente ampi o dettagliati da fornire conclusioni definitive.
Per il loro studio, i ricercatori hanno analizzato dati provenienti da 8.117 metagenomi del microbioma intestinale, raccolti da partecipanti etnicamente e geograficamente diversi, inclusi Stati Uniti, Cina, Israele e Germania. Questo ampio e diversificato campione ha permesso di ottenere risultati più robusti e affidabili. Daniel (Dong) Wang, MD, ScD, autore principale dello studio, ha spiegato che l’obiettivo era colmare le lacune nella comprensione dei meccanismi che collegano specifici ceppi microbici al diabete di tipo 2.
Uno dei risultati più interessanti dello studio è stata l’identificazione del ceppo del microbo intestinale Prevotella copri (P. copri). Questo batterio è capace di produrre grandi quantità di aminoacidi a catena ramificata (BCAA), osservati più frequentemente nel microbioma delle persone con diabete di tipo 2. La presenza di diversi ceppi di P. copri potrebbe spiegare le variazioni nel rischio di diabete tra gli individui. Wang ha sottolineato che la struttura genetica e le distribuzioni della popolazione di diversi ceppi di P. copri sono ben documentate, ma le loro implicazioni per la salute umana rimangono in gran parte inesplorate.
Un altro elemento chiave dello studio è stato il ruolo dei batteriofagi, virus che infettano specificamente le cellule batteriche. Wang e il suo team hanno trovato prove che suggeriscono che i batteriofagi potrebbero influenzare i ceppi batterici nel microbioma intestinale, contribuendo all’aumento del rischio di diabete di tipo 2. Questi virus potrebbero causare cambiamenti funzionali nei batteri che infettano, influenzando il metabolismo degli aminoacidi e potenzialmente alterando la sensibilità all’insulina.
Rudolph Bedford, MD, un gastroenterologo del Providence Saint John’s Health Center, ha commentato che la ricerca sul microbioma intestinale e il diabete è in corso da tempo, e i risultati di questo studio sono promettenti. Secondo Bedford, la capacità di modulare la flora batterica intestinale attraverso probiotici o modifiche dietetiche potrebbe rappresentare una nuova frontiera nella prevenzione e gestione del diabete di tipo 2.
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