La malattia che ha ucciso Gianluca Vialli è il tumore al pancreas. Si tratta di una patologia che colpisce circa 14 mila pazienti all’anno. Tra le vittime illustri ci sono il tenore Luciano Pavarotti e il fondatore di Apple Steve Jobs. Si localizza nel 70% dei casi sulla testa del pancreas, sul corpo per il 15-20%, sulla coda per il 5-10%. La malattia è attualmente la quarta causa di morte nelle donne e la sesta negli uomini, con una sopravvivenza a 5 anni di appena l’8%. Solo il 3% di chi si ammala riesce a sopravvivere 10 anni.
Di tumore del pancreas sono morte anche la prima astronauta americana Sally Ride e le attrici Anna Magnani e Mariangela Melato. Nel mondo del calcio Giacinto Facchetti, Giuseppe Meazza e Omar Sivori.
I sintomi del tumore al pancreas
La malattia si manifesta sotto diverse forme. La più comune è l’adenocarcinoma, ma in tutti i casi non si manifesta con sintomi riconoscibili. Per questo motivo uno dei problemi più grandi è la diagnosi, che molto spesso arriva quando il tumore è ormai in una fase avanzata e ha generato metastasi.
Alessandro Zerbi, responsabile dell’unità operativa di chirurgia pancreatica dell’Humanitas di Milano, spiega che il primo sintomo di Vialli è stato un ittero. Ovvero l’ingiallimento della pelle e della parte bianca degli occhi. Ma l’Istituto Superiore di Sanità avverte che qualsiasi malattia che interferisca con il trasporto della bilirubina dal sangue al fegato e con la sua eliminazione può causarlo. Altri segni dell’ittero sono le feci chiare e le urine scure.
I fattori di rischio
I fattori di rischio, spiega Alessandro Zerbi, il responsabile dell’unità operativa di chirurgia pancreatica dell’Humanitas di Milano che ha operato Vialli nel 2017, sono “il fumo, il sovrappeso, un’alimentazione ricca di grassi e povera di fibre e uno stile di vita sedentario. Anche la familiarità definita come avere due casi di parenti stretti che si sono ammalati di questo tumore”.
Gli altri campanelli d’allarme
Oltre all’ittero, gli altri sintomi del tumore al pancreas sono una pancreatite, ovvero un’infiammazione che dà dolori fortissimi. E un diabete improvviso, che di solito è sintomo di uno stadio precoce della malattia. Uno screening “purtroppo non c’è – dice . Solo nel 10% dei casi, ovvero i pazienti che hanno familiarità con la malattia perché hanno avuto due parenti malati. Si possono fare controlli periodici: una risonanza magnetica all’anno per tenere sotto controllo la situazione. Solo nel 20-30% dei casi i pazienti se ne accorgono in tempo”. In questi casi l’intervento più comune è “l’asportazione del pancreas. Altrimenti si ricorre a chemioterapia o altre cure e radioterapia. Dopo 5 anni dall’intervento sopravvive il 20/30 per cento dei pazienti poiché c’è un alto rischio di metastasi o recidiva: purtroppo è quello che è successo a Vialli”.