L’esposizione prolungata a un ambiente inquinato aumenta fino al 17% il rischio di depressione e fino al 14% quello di ansia. È il dato che emerge da uno studio coordinato dalla Peking University di Pechino pubblicato su JAMA Psychiatry. “Dato che l’impatto delle malattie depressive e dell’ansia è in aumento, identificare fattori di rischio ambientali modificabili e sviluppare interventi preventivi costituisce una priorità di salute pubblica”, scrivono i ricercatori. “Prove epidemiologiche crescenti mostrano un legame tra inquinamento dell’aria e disturbi mentali“. Tuttavia, “gli studi sugli effetti a lungo termine hanno prodotto risultati contrastanti”.
I ricercatori hanno cercato di fare chiarezza analizzando i dati clinici relativi a 389mila persone e incrociandoli con quelli relativi alla qualità dell’ambiente nella loro aree di residenza. Hanno dunque scoperto che le persone che vivevano negli ambienti con più alti livelli di particolato PM2.5, ossido di azoto e biossido di azoto avevano un rischio fino al 17% più alto di ammalarsi di depressione e fino al 14% in più di sviluppare ansia. L’aumento di rischio, inoltre, tende a essere più alto negli uomini che nelle donne. “Considerando che gli standard di qualità dell’aria di molti paesi sono ancora ben al di sotto delle ultime linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità 2021, nelle future politiche dovrebbero essere implementati standard o regolamenti più severi per il controllo dell’inquinamento atmosferico”, scrivono i ricercatori.
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