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Insonnia aumenta del 69% il rischio infarto, specie per le donne. Il doppio per chi ha anche il diabete

L’insonnia potrebbe aumentare del 69% il rischio di infarto, in particolar modo nelle donne. Lo rivela una ricerca presentata alla Sessione Scientifica Annuale dell’American College of Cardiology. I ricercatori dell’Università di Alessandria d’Egitto hanno scoperto che le persone che dormono cinque ore a notte o meno, presentano un rischio maggiore di avere un attacco cardiaco. In caso di diabete, associato ad insonnia, la faccenda si fa ancora più pericolosa, poiché la probabilità di infarto raddoppia. 

“Il nostro studio – spiega Yomna Dean – ha dimostrato che le persone che soffrono di insonnia hanno maggiori probabilità di avere un attacco cardiaco, indipendentemente dall’età, e gli attacchi cardiaci si sono verificati più spesso nelle donne con insonnia”.

Insonnia in aumento, i rischi cardiaci

L’insonnia può declinarsi in vario modo: con problemi ad addormentarsi, a rimanere addormentati o a ottenere una buona qualità del sonno. La sua prevalenza è in aumento: si stima che colpisca tra il 10% e il 30% degli adulti in Usa, con un’incidenza maggiore sulle donne rispetto agli uomini. Alcuni studi hanno collegato l’insonnia a malattie cardiovascolari e metaboliche, ma questa analisi è la più ampia finora condotta. 

I ricercatori hanno condotto una revisione sistematica della letteratura che ha prodotto 1.226 studi. Complessivamente, sono stati valutati i dati di 1.184.256 adulti (il 43% donne). L’età media era di 52 anni e il 13% (153.881) soffriva di insonnia, (difficoltà ad addormentarsi, difficoltà a rimanere addormentati e non riuscire a riaddormentarsi). Gli attacchi cardiaci si sono verificati in 2.406 dei soggetti con insonnia e in 12.398 di quelli senza il disturbo.

Insonnia, con diabete raddoppia rischio infarto

Le persone con diabete che soffrono anche di insonnia hanno una probabilità doppia di avere un attacco cardiaco. I pazienti che dormivano sei ore avevano un rischio minore di infarto rispetto a quelli che dormivano nove ore. In particolare poi i disturbi dell’inizio e del mantenimento del sonno, cioè la difficoltà ad addormentarsi o a rimanere addormentati, sono associati a un aumento del 13% della probabilità di infarto rispetto alle persone senza questi sintomi. Mentre chi si lamenta solo di sentirsi poco riposato al risveglio, senza alcuna mancanza di sonno, non è a maggior rischio di infarto. 

Daniela Lauria

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