Nota come elisir di salute ed emblema della nostra cultura, la dieta Mediterranea è così importante da aver conquistato il titolo di patrimonio dell’Unesco. Ma la sua celebrità non va di pari passo con i numeri di chi la mette in pratica, visto che viene seguita solo da un italiano su 10.
Parte da qui la proposta di un Patto che la valorizzi, mentre l’Organizzazione mondiale della Sanità ricorda che l’alimentazione scorretta causa tante vittime quanto il tabacco, ovvero 8 milioni l’anno nel modo.
La dieta mediterranea nel 2023 ha vinto la sfida tra 24 diverse alternative, venendo riconosciuta come la migliore del mondo. Come numerosi studi confermano, ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci “un’alimentazione sana rappresenta la medicina migliore per la prevenzione per ridurre l’incidenza di tante malattie croniche, dal diabete all’infarto”. Ma “la dieta Mediterranea – aggiunge – è oggi è poco seguita dagli italiani stessi”. A indicarlo è uno studio del Crea Alimenti e Nutrizione, pubblicato su Frontiers in Nutrition. Basato su un campione di quasi tremila persone nel nostro Paese, evidenzia come solo il 13% degli italiani ne mette in pratica i principi.
Per via di frequenti pasti fuori casa e ritmi sempre veloci è aumentato molto, infatti, il consumo di prodotti industriali e processati. “Tra gli errori più frequenti, la scelta di frutta e verdura fuori stagione, il consumo di snack e succhi, che sono poveri in fibre e ricchi di zuccheri raffinati, così come l’eccesso di carne, in particolare quella rossa”, osserva Alessio Molfino, esperto della Società italiana di Nutrizione clinica e metabolismo. Ma molti sono quelli che si lasciano affascinare da altri stili e mode alimentari, dalla dieta chetogenica, alla paleodieta o a quella dei gruppi sanguigni, solo per citarne alcune.
“La chiave per diminuire l’impatto delle principali cause di morte e malattie croniche – ha detto il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus al vertice sui Sistemi Alimentari Onu tenutosi a Roma – è adottare stili alimentari più semplici, basati su cibi freschi e non processati, locali e coltivati in modo sostenibile”. Proprio come quelli previsti dalla dieta Mediterranea. Non tutti i Paesi però hanno accesso a ingredienti che ne sono tipici, come l’olio d’oliva, i legumi, il pesce azzurro o i cereali integrali. Di qui l’idea, lanciata dalla rivista Lancet, di un modello alimentare sostenibile sia per la salute che l’ambiente in termini di ridotte emissione dei gas serra: la dieta Planetaria prevede alimenti simili in termini nutrizionali a quelli della dieta Mediterranea, ma reperibili in ogni angolo del mondo. E i dati mostrano che chi segue questo regime ha un rischio inferiore del 25% di morire per tumore, malattie cardiovascolari e neurodegenerative.
Parlare di dieta Mediterranea non significa solo parlare di salute. “Il valore della produzione agricola e della pesca si interfaccia con la nostra cultura e storia. Ma ha anche un’importante valenza di sostenibilità ambientale”, ha detto Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare. “Questo patrimonio – conclude Simone Gamberini, presidente di Legacoop – va tutelato con adeguate risorse e politiche, per resistere alle concorrenze e alla minaccia di abbassamento di qualità e standard. Il Patto che lanciamo, aperto a associazioni e istituzioni, parte da qui”.
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