L’insonnia è una condizione che affligge milioni di persone in tutto il mondo, compromettendo la qualità della vita e la salute complessiva. La melatonina, un ormone naturale prodotto dalla ghiandola pineale del cervello, è spesso utilizzata come rimedio per i disturbi del sonno. Tuttavia, la sua efficacia dipende in gran parte dalla dose e dal momento della somministrazione. Un recente studio condotto dall’Università di Pisa, pubblicato sul Journal of Pineal Research, ha fatto luce su come utilizzare la melatonina in modo più efficace per combattere l’insonnia.
Il team di ricerca dell’Università di Pisa, coordinato dal professor Ugo Faraguna, ha analizzato 26 studi randomizzati pubblicati tra il 1987 e il 2020. In totale, questi studi hanno coinvolto 1689 osservazioni su pazienti con insonnia e volontari sani. L’obiettivo era valutare l’effetto della somministrazione di melatonina sul sonno.
Il professor Faraguna spiega: “Per la prima volta, la nostra ricerca fornisce indicazioni precise su come usare efficacemente la melatonina per favorire il sonno. Gli studi precedenti hanno spesso dato risultati incoerenti, e la nostra ipotesi è che ciò fosse dovuto a una combinazione non fisiologica di orario e dosaggio”.
Secondo lo studio, per ottenere il massimo beneficio dalla melatonina, è cruciale modificare sia la dose che il momento della somministrazione. Finora, la pratica clinica comune prevedeva l’assunzione di 2 mg di melatonina circa 30 minuti prima di andare a letto. Tuttavia, i ricercatori dell’Università di Pisa suggeriscono di assumere 4 mg di melatonina almeno tre ore prima di coricarsi. Questa tempistica anticipata risulta essere ottimale per sincronizzare il corpo con il ciclo naturale del sonno.
La chiave del successo nella somministrazione della melatonina sta nel rispettare il ritmo circadiano naturale dell’individuo. Somministrando la melatonina tre ore prima di coricarsi, si imita il rilascio naturale dell’ormone nel corpo umano. Questo rilascio anticipato aiuta a preparare il corpo per il sonno, sincronizzando meglio l’orologio biologico interno con il ciclo sonno-veglia.
Faraguna sottolinea: “Quando la melatonina viene somministrata secondo lo schema di trattamento da noi proposto, ottiene la sua massima efficacia esattamente quando la melatonina prodotta naturalmente dal corpo viene rilasciata nel sangue”.
Un altro aspetto cruciale emerso dallo studio è la necessità di personalizzare il trattamento in base ai ritmi individuali. La somministrazione di melatonina deve essere adattata al ciclo specifico di ogni paziente per ottenere i migliori risultati. Questo approccio personalizzato garantisce che la melatonina raggiunga il picco di efficacia quando il corpo è naturalmente predisposto al sonno.
Insieme a Ugo Faraguna, professore associato presso il Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, hanno contribuito allo studio Francy Cruz Sanabria e Simone Bruno, entrambi ex dottorandi dell’Università di Pisa. Sanabria attualmente lavora come assegnista di ricerca tra l’Università di Pisa e la Fondazione Stella Maris di Pisa, mentre Bruno è attualmente Research Associate presso la University of Wisconsin-Madison negli Stati Uniti.
Il professor Faraguna ha anche evidenziato l’importante contributo della professoressa Debra Skene dell’University of Surrey, riconosciuta come una delle maggiori esperte mondiali di melatonina, e del dottor Alessio Crippa, statistico del Karolinska Institutet di Stoccolma, che ha sviluppato la tecnica di analisi utilizzata nello studio.
La melatonina non solo aiuta a migliorare la qualità del sonno, ma offre anche altri benefici per la salute. È un potente antiossidante, supporta il sistema immunitario e aiuta a regolare altri ormoni e funzioni corporee. Utilizzare la melatonina in modo corretto può quindi avere effetti positivi sulla salute generale, migliorando sia la qualità del sonno che il benessere complessivo.