Nel primo trimestre del 2024, l’Italia ha segnalato 213 casi di morbillo. L’incidenza nazionale è stata pari a 14,5 casi per milione di abitanti e l’incidenza più elevata è stata osservata nella fascia di età 0-4 anni (63,3 per milione), seguita dalla fascia 15-39 anni (28,3 per milione). I dati emergono dal bollettino della sorveglianza integrata morbillo-rosolia dell’Istituto superiore di Sanità relativa al periodo 1 gennaio – 31 marzo 2024. Per Matteo Bassetti, il primario di Malattie infettive del policlinico San Martino di Genova sta partendo un’epidemia. All’AdnKronos Salute, Bassetti spiega che i dati “confermano che purtroppo in questo 2024 è partita un’epidemia. Abbiamo numeri significativi, 213 casi in 3 mesi rispetto al 2023 con pochi casi. E’ solo l’inizio, il peggio deve arrivare e temo che sarà a cavallo dell’estate. La popolazione colpita è non vaccinata o con una sola dose, tra 15 e 40 anni, una fascia già messa in evidenza dal report dell’Ecdc che aveva registrato 30mila casi nel 2023. Mi colpisce che nessuno si preoccupi per le complicazioni: non è una malattia tranquilla e gestibile, se la prendi in età adulta può essere grave e dare complicazioni”, afferma Bassetti. Che sottolinea: “La vaccinazione è lo strumento di protezione che il Servizio sanitario nazionale deve mettere in campo. Non è più iniziativa del singolo, ma serve l’intervento dello Stato che deve tutelarsi con le vaccinazioni”.
Cosa ci dicono i dati sul morbillo relativi al primo trimestre 2024
L’età mediana dei casi è pari a 31 anni (range: 0 – 69 anni) e tre quarti dei casi (74,2%) ha un’età compresa tra 15 e 64 anni. Sono stati segnalati 11 casi in bambini con meno di un anno di età. Nel primo trimestre 2024 in Italia non sono stati segnalati casi di rosolia. Dei 213 casi di morbillo, 181 sono stati confermati in laboratorio, 9 probabili e 23 casi possibili. Diciotto dei casi segnalati (8,4%) sono casi importati. Quindici Regioni e province autonome hanno segnalato casi: Lazio, Sicilia e Toscana hanno segnalato il 68% dei casi. L’incidenza più elevata risulta nel Lazio (44,9/milione). Lo stato vaccinale è noto per 187 casi su 213 (87,8%), di cui 165 casi (88,2%) erano non vaccinati al momento del contagio, 11 casi erano vaccinati con una dose, nove casi con due dosi e per due casi non era noto il numero di dosi effettuate. Cinquantasei casi (26,3%) hanno riportato almeno una complicanza.
Le complicanze più comuni
Le complicanze più frequentemente riportate sono state epatite/aumento delle transaminasi e polmonite. Segnalato un caso di encefalite in un giovane adulto, non vaccinato. Il 48,8% dei casi sono stati ricoverati (104/213) e ulteriori 38 casi si sono rivolti ad un Pronto Soccorso. L’informazione sull’ambito di trasmissione è nota per la metà dei casi segnalati. La trasmissione è avvenuta principalmente in ambito famigliare. Venti casi si sono verificati a seguito di trasmissione in ambito ospedaliero, 19 in ambito lavorativo, 13 casi durante viaggi internazionali e sei casi in ambito scolastico. Undici dei casi segnalati sono operatori sanitari, di cui sei non vaccinati