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Obesità: il digiuno intermittente modifica cervello e intestino

Il digiuno intermittente, già noto per i suoi benefici nella perdita di peso, si rivela ora un vero e proprio game-changer nella modificazione del cervello e dell’intestino aprendo nuovi scenari nella lotta all’obesità. Uno studio innovativo condotto in Cina su 25 pazienti obesi svela connessioni profonde tra la restrizione energetica intermittente, la flora batterica intestinale e l’attività cerebrale.

Coordinato dal dottor Qiang Zeng del People’s Liberation Army General Hospital di Pechino, lo studio promette nuove strategie per combattere l’obesità e promuovere un controllo del peso duraturo.

Obesità e digiuno intermittente, lo studio

Pubblicati sulla rivista Frontiers in Cellular and Infection Microbiology, i risultati dello studio rivelano un cambiamento rivoluzionario nell’asse cervello-intestino-microbioma umano. “La restrizione energetica intermittente ha il potere di modificare profondamente le connessioni tra cervello, intestino e microbioma umano,” spiega il dottor Qiang Zeng. Ecco cosa hanno scoperto nel corso di due mesi di monitoraggio su pazienti obesi di diverse età e con diversi livelli di indice di massa corporea.

Nei primi 32 giorni, i partecipanti hanno seguito pasti personalizzati con un contenuto calorico in diminuzione graduale fino a un quarto del loro apporto energetico di base. Nei successivi 30 giorni, hanno aderito a una dieta a bassissime calorie, ricevendo un elenco di alimenti raccomandati per un totale di 500-600 calorie al giorno. Alla fine dello studio, il peso corporeo medio era diminuito del 7,8%, con una riduzione significativa di grasso corporeo, circonferenza vita, pressione arteriosa, glucosio plasmatico a digiuno, colesterolo e principali enzimi epatici. Questi risultati suggeriscono che la dieta non solo aiuta a perdere peso ma contribuisce anche a ridurre le comorbilità legate all’obesità.

Attraverso la risonanza magnetica funzionale, i ricercatori hanno evidenziato una riduzione dell’attività nelle regioni cerebrali coinvolte nella regolazione dell’appetito e della dipendenza dopo il digiuno intermittente. A livello del microbioma intestinale, sono emersi cambiamenti significativi, con un aumento dei batteri benefici Faecalibacterium prausnitzii, Parabacteroides distasonis e Bacterokles uniformis, e una diminuzione dell’Escherichia coli.

Ulteriori analisi hanno rivelato correlazioni intriganti tra l’abbondanza di specifici batteri intestinali e l’attività cerebrale. Ad esempio, l’Escherichia coli, Coprococcus ed Eubacterium hallii erano associati negativamente all’attività di una regione cerebrale chiave nelle funzioni esecutive e nella volontà di perdere peso. Al contrario, l’abbondanza di Parabacteroides distasonis e Flavonifractor plautii era correlata positivamente all’attività cerebrale legata all’attenzione, all’inibizione motoria, all’emozione e all’apprendimento.

Il prossimo passo per i ricercatori sarà comprendere il meccanismo sottostante che collega il microbioma intestinale al cervello nelle persone obese, specialmente durante la dieta e la perdita di peso. Questa scoperta apre la strada a nuove prospettive nel trattamento dell’obesità, ponendo il digiuno intermittente al centro di una rivoluzione nella gestione del peso e della salute complessiva.

Claudia Montanari

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