“In Italia il 10% della popolazione, vale a dire 6 milioni di persone, soffre di obesità. Di queste il 10% (600.000) ha un’indicazione al trattamento chirurgico secondo le più recenti linee guida italiane ed internazionali, ma nel nostro Paese annualmente si eseguono non più di 20-30.000 interventi di chirurgia bariatrica; questo fa capire quanta differenza ci sia tra la potenziale domanda e l’offerta”.
Lo afferma Mario Musella, presidente del congresso della Società italiana di chirurgia dell’obesità, conclusosi a Napoli. “L’obesità ha tra le sue complicanze in prima battuta le problematiche cardiovascolari – aggiunge Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società italiana di Cardiologia -. Quindi purtroppo non solo lo scompenso cardiaco, ma anche il rischio di ictus e infarto. Oggi sappiamo con certezza che curare l’obesità con le nuove terapie farmacologiche e con la chirurgia bariatrica significa ridurre le complicanze al cuore e anche quelle oncologiche”.
Secondo Maria Triassi, presidente della Scuola di medicina e chirurgia dell’Università Federico II di Napoli, “ormai l’obesità è una malattia sociale ed è una delle emergenze cronico degenerative del nostro tempo. E’ quindi importantissimo che una Scuola di medicina se ne occupi”.
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