Ortoressia, tutto (troppo) healty, il mangiar sano diventa mania

Di obesità, che rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale, incidendo profondamente sullo stato di salute poiché si lega a malattie quali il diabete e l’ipertensione, oltre ad essere con il sovrappeso tra i principali fattori di rischio oncologico, si parla ormai molto.

Dall’altra sponda c’è un dilagare di ortoressia di cui si parla meno. E’ un disturbo alimentare che deriva da una forma di attenzione ossessiva, esagerata, abnorme delle regole alimentari, della scelta dei cibi. Ne soffrono tanti adolescenti, oltre che adulti, solitamente in ansia di perfezionismo, di adeguamento alle aspettative familiari e sociali. E l’ortoressia non è meno grave di altri disturbi alimentari. C’è nel mezzo una tendenza healthy , alla salute che sta contagiando gli stili di vita, cambiando la ristorazione ad esempio che sempre di più tende a proporre un menù ‘sano’ come si dice, molto meno grasso di anni fa. E non ultimo, vista la stagione, anche la gelateria. 

L’obesità, si diceva all’inizio, è una sfida corrente a livello di prevenzione e di strategie sistemiche. Nessun Paese, fino ad oggi, sottolinea il ministero della salute, ha invertito la sua epidemia di obesità, anche se si stanno registrando alcuni segnali di cambiamento. Come per tutto anche qui i progressi non sono per tutti e anzi si segnala un aumento delle disuguaglianze nella prevalenza dell’obesità. I gruppi socialmente vulnerabili sono i più colpiti dall’obesità perché hanno meno accesso all’educazione e a corrette informazioni su stili di vita e salute. Inoltre, i cibi più economici hanno minore qualità nutrizionale ed elevata densità energetica, rendendo difficile l’adozione di un’alimentazione sana ed equilibrata. Parallelamente a questo c’è una grande battaglia contro gli zuccheri, contenuti in bevande, cibi industriali e raffinati, il cui consumo eccessivo è tra i comportamenti alimentari scorretti sin dall’infanzia e non solo. 

L’ortoressia è invece più subdola, è difficile da diagnosticare. Non è ancora catalogata nella nuova edizione del Dsm-5, ossia il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, ma incide sulla sfera relazionale, emotiva e corporea dell’individuo che sostituisce la dimensione di piacere e il senso di soddisfazione procurato dal cibo con quello per l’attenzione rigida e accurata delle regole di un piano alimentare. E’ stato uno degli allarmi lanciati il 15 marzo dall’Adi, l’ Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione clinica, in occasione della XII Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla dedicata alla prevenzione dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Tante famiglie sono in allarme per i figli adolescenti che formati alla lotta ai grassi in eccesso, all’essere in salute – un mantra che se ci facciamo caso ritroviamo praticamente in ogni espressione attuale – sono diventati rigidamente attenti a tutto quello che mangiano facendo di questa conoscenza che in se e senza è un qualcosa di bello e nuovo una forma di pericolosa ossessione.  Un disturbo, spesso accompagnato da depressione, che se non riconosciuto in tempo e non curato in modo appropriato può diventare cronico. Va in parallelo, soprattutto per i giovani maschi con la vigoressia, per cui si scolpiscono le forme del corpo con allenamenti molto intensi, si consumano grandi quantità di proteine. I filtri bellezza proposti dagli algoritmi social, sono mode culturali pericolose focalizzate sull’aspetto fisico e su modelli alimentari ritenuti salutari che contribuiscono a creare un malessere che diventa identitario.  La cosiddetta ‘prova costume’ su cui non smette di martellare il marketing pubblicitario legato all’industria della magrezza, può essere un altro elemento che fa diventare fragili. Fragili significa avere un equilibrio che si può rompere con fragilità e dunque se mangiare meglio, senza cibi troppo processati, senza eccessi di grassi piuttosto che di carboidrati e zuccheri,  è più che giusto, salvifico per la salute di tutte le persone , questo discorso intrecciato alla condizione di fragilità fa andare in tilt le persone, i giovani in primis. 

Sarà per questo mantra di cibo sano, di controllo degli eccessi alimentari che quest’anno non solo al ristorante ma come dicevamo prima anche in un luogo di goduria come la gelateria è cambiata l’aria. Il trend – ci ha raccontato il campione del mondo 2016  e 2018 Eugenio Morrone che studia nuovi gusti con il medico oncologo Franco Berrino – è di consumare i sorbetti, che sono gelati senza latte e con basso contenuto di zuccheri. Una coppetta light che va incontro anche al trend ‘freschezza’, dopo l’estate bollente del 2023. I gusti cambiano, le creme sono classiche ma si moltiplicano i sorbetti alla frutta. Morrone ha ideato il gusto Sinner (carota limone mandarino in omaggio al campione di tennis), ma è solo un esempio di quello che tutti possiamo vedere in ogni gelateria dove gusti come cacao e nocciola sono diventati anche sorbetti. Chiedere la panna va detto ormai sottovoce e in segreto (doppia panna da golosi è tabù anche pensarlo). Se è buono non fa venire sete, il test può essere quello. Come per obesità e ortoressia anche per i gelati si va per estremi così alla dilagante moda del senza ‘nè latte nè zuccheri’ fa da opposto l’eccesso con gli squagli di creme pistacchi cioccolati sopra la vaniglia, i gusti oreo, sacher, doppio caramello.

Al gelato sempre più ‘healthy’ è dedicata anche una nuova linea appena presentata per l’estate 2024 da Tonitto 1939: “La combo proteico-senza zuccheri aggiunti diventa lo “sgarro” contenuto e controllato dell’estate 2024″ . 

Published by
Claudia Montanari