Psicofarmaci, farmaci che andrebbero assunti con parsimonia e soprattutto farmaci che dovrebbero essere usati solo in presenza di patologia specifica e severa, insomma farmaci da usare, per dirla alla grossa, quando si sta male. E invece vengono usati, ingurgitati per…stare bene. Nella certezza, sempre più diffusa e raccontata, che esistano pillole della felicità, almeno un po’. Psicofarmaci assunti da milioni di italiani, richiesta e bisogno e iper consumo di psicofarmaci che nascono e proliferano in una zona mentale, culturale e sociale che colloca la prestazione loro richiesta, la performance che da loro ci si aspetta a cavallo tra la droga e il miracolo. Il pensiero magico che postula la praticabilità dell’immaginato si sposa e si fonde con l’ideologia per cui il desiderato deve essere esaudito. Il fai da te si fonde e si sposa con l’irrazionale e la fede nell’irrazionale è di quelle potenti. La medicalizzazione della vita, dello stesso vivere, racconta di salute eterna e felicità acquisibile, anzi acquistabile. Il risultato: 17 milioni gli italiani che usano e abusano di psicofarmaci. Al netto di neonati, bambini e pre adolescenti, quasi uno su due.
Quasi un adulto su due in Italia in condizione di disagio mentale? Ovviamente no. Ma 17 milioni che usano e abusano di psicofarmaci è la misura di un colossale sbandamento culturale. Quello per cui ansia o noia o melanconia siano tout court depressione, patologia e non fisiologia, per così ire, dell’anima e del vivere stesso. Lo sbandamento culturale per cui la guarigione clinica da ogni patologia è una merce da fornire sempre con certificato di assoluta garanzia.
Lo sbandamento culturale per cui la felicità, lo stare bene è funzione della sostanza-pillola che assumi. Lo stesso sbandamento culturale che porta, incalza alla ricerca del cibo che guarisce, ringiovanisce, evita la vecchiaia, aumenta il piacere…Lo stesso sbandamento culturale porta, incalza alla messa al bando del dolore psicologico e psichico. Messa al bando che deve essere garantita e immediata: la pillola scaccia e cancella fatica di vivere. Ma non è solo cultura.
Quali e quanti psicofarmaci assumere, quale nuovo e migliore, quali vantaggi, quali “percorsi” (nuova parola must della comunicazione) sono consigli e indicazioni che un numero decisamente crescente di influencer dispensa su social e piattaforme varie. Senza scienza e ognuno valuti con quale coscienza questo avviene. Milioni di italiani, soprattutto giovanissimi, si avvalgono di queste “ricette” e “prescrizioni” di influencer esperti certo di come si fa marketing e di come ci si prende cura, si coltiva una voglia che poi diventa bisogno, che poi diventa dipendenza. Influencer che ti guidano nel mondo degli psicofarmaci e consigliano “percorsi ed esperienze”. Tu chiamali, se vuoi, pusher.
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