Sanità, la grande malata del Belpaese. L’inchiesta più recente (G.Prosperetti) aggiorna i dati a suo tempo certificati da varie inchieste giornalistiche e televisive. E sono dati sempre più allarmanti.
In sintesi: dopo il Covid è sempre più difficile accedere alle prestazioni gratuite. In calo la quota di persone che ha effettuato visite e accertamenti. “La Sanità Pubblica italiana oscilla continuamente tra splendori e miserie e il cittadino ha sempre più spesso la percezione che il lato oscuro sia dominante e che essere curati adeguatamente diventi anche una questione di fortuna e non un diritto garantito dalla Costituzione “ (Franca Ferri).
Due anni per una mammografia di screening, tre mesi per un intervento per tumore all’utero che andava effettuato entro un mese; due mesi per una visita specialistica ginecologica urgente da fissare entro 72 ore; due mesi per una visita di controllo cardiologica da effettuare entro 10 giorni.
Secondo il “ Rapporto Civico sulla salute 2023 “ di Cittadinanzattiva (Onlus fondata nel 1978) risulta che nessuna visita con classe U (da svolgersi entro 72 ore) sia stata fissata rispettando i tempi previsti. I cittadini hanno atteso anche 60 giorni per la prima visita cardiologica, oncologica, pneumologia ecc.. Senza codice di priorità ci vogliono anche 360 giorni per una visita endocrinologica e 300 per una visita cardiologica. Le liste di attesa sono esplose ovunque per carenza di specialisti e arretrati da pandemia. Come se ne esce?
Calma. Questo Servizio Sanitario Nazionale nato nel 1978 ( ministro Tina Anselmi) va tenuto comunque stretto. Certo, tenerlo e migliorarlo, renderlo più efficiente con tempi di risposta più veloci e più uniformi sul territorio. È quasi banale dirlo. E integrarlo, perché no, con la Sanità Privata, con forme di convenzione col Servizio Pubblico per non escludere nessuno. Non è un caso che la nostra Costituzione parli espressamente di garantire “cure gratuite agli indigenti”.
Il problema più urgente è la carenza di personale. E si parla di chiudere i piccoli ospedali e aumentare il massimale degli assistiti dei medici di medicina generale. Svolta inevitabile. La pandemia ha dimostrato quale risorsa sia stato il Servizio Pubblico Sanitario perché se non ci fosse stata abnegazione e senso di responsabilità noi non saremmo qui. Da non dimenticare.
Se l’Italia vuole salvare la Sanità deve fare 2 operazioni: la prima è aumentare le risorse del Fondo Sanitario Nazionale per rispondere ai bisogni e alle carenze; la seconda è aumentare il tetto della spesa sul personale perché se non si supera questo ostacolo non possono esserci le assunzioni e la valorizzazione del personale.
Basta con i medici a ore delle cooperative private. Non si può tirare a campare con i “medici a gettone” che per un solo turno guadagnano anche 1.000 euro. Soldi a pioggia che irrimediabilmente favoriscono il privato. Non va bene. Un andazzo complessivo che ha portato a definanziare di 37 miliardi la Sanità in dieci anni. Risultato: l’11% degli italiani (dati ISTAT) è oggi costretto a non curarsi.
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