Sanità pubblica, problemi infiniti. Mancano medici, mancano infermieri, prenotare una visita in tempi ragionevoli è una impresa; si parla addirittura di anni per una ecografia.
Poi ci sono ragioni di sicurezza nei “Pronto Soccorso”, c’è troppa disomogeneità delle cure a seconda delle zone, la qualità della assistenza è visibilmente compromessa, la gente si indebita pur di essere curata.
E sceglie, ma solo chi se lo può permettere,la Sanità privata. A pagamento tutto fila liscio.
Il sistema sanitario nazionale ha meno risorse di quelle assegnate rispetto al resto d’Europa. Urgono provvedimenti. Così non si può andare avanti. Per questo in settimana 14 grandi personalità – in campo anche il Nobel per la fisica Giorgio Parisi e il farmacologo Silvio Garattini – hanno scritto una lettera aperta,un autentico e accorato appello pubblico, perché “non possiamo fare a meno del sistema sanitario pubblico”.
L’aumento delle diseguaglianze regionali e sociali mina pericolosamente l’insieme dei comportamenti e dei legami di affinità e solidarietà tra cittadini. Non ci possono essere
pazienti di serie A o di serie B (o, peggio, di serie C), come purtroppo sta capitando. E non lo dice soltanto la Costruzione con l’articolo 32 (“la Repubblica tutela la salute come diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”). E questo articolo di per se’ basta e avanza. Ma è anche un principio di civiltà, di convergenza di sentimenti.
La lettera aperta degli scienziati sta facendo molto rumore ed emergono dati che dimostrano che il sistema sanitario nazionale e in netta crisi: arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà crescente di accesso ai percorsi di diagnosi e cura. Sotto accusa c’è soprattutto il forte sotto finanziamento della Sanità Pubblica alla quale “ nel 2025 sarà destinato il 6,2% del Pil, meno di 20 anni fa” precisano i firmatari.
È intervenuto anche Pierino Di Silverio, leader dei medici ospedalieri della Anaao Assomed: ”È un appello che noi medici ospedalieri condividiamo; un appello che sottolinea come il disinvestimento nella Sanità pubblica non nasce oggi ma ha radici profonde. Nasce quasi 20 anni fa. La presa di posizione degli scienziati ci trova quindi d’accordo, ma sarebbe stata più utile se fosse stata fatta prima. Oggi siamo quasi al capolinea”.
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