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Sintomi trascurabili, macchie rosse e sangue dalle gengive, ma era leucemia: si ferì giocando, il medico lo salvò

I sintomi erano trascurabili, macchie rosse e sangue dalle gengive, ma erano segnale di leucemia: per fortuna si ferì giocando a calcio e gli fecero le analisi rivelatrici.

Fu così che a Graeme Clark, 34enne di Edimburgo, viene diagnosticato un cancro aggressivo da strani sintomi apparentemente minori.

Oggi la malattia è in remissione ma l’uomo ne parla pubblicamente per incoraggiare le persone a controlli periodici che possono diventare dei veri salva vita. Non sottovalutare anche piccole anomalie perché dopo il rimpianto non serve a nulla.

Tutto ha avutominizio nel 2017, quando Graeme Clark ha notato delle lentiggini rosse sulle braccia e un persistente sanguinamento delle gengive.

Poche settimane dopo gli è stata diagnosticata una leucemia mieloide acuta in modo totalmente casuale. Dopo una ferita alla caviglia subita giocando a calcio si era recato al Pronto soccorso per farsi medicare. Le analisi del sangue, effettuate poi dal suo medico di famiglia, hanno fatto sì che, allertate le strutture sanitarie competenti, fosse chiamato la sera stessa dal Western General Hospital di Edimburgo ed invitato a recarsi presso il reparto di oncologia.

La carenza di piastrine nel corpo dell’uomo impediva il corretto coagulamento del sangue, provocando quell’eruzione cutanea chiamata eruzione petecchiale. Una successiva biopsia del midollo osseo ha confermato il cancro nel sangue e la notte stessa ha iniziato la chemioterapia.

E pensare che Graeme Clark era in una fase della vita nella quale si sentiva normale e in forma.

Solo la professionalità del medico di famiglia ha fatto sì che il cancro fosse intercettato in fase precoce.

La chemioterapia è stato un percorso duro e doloroso, tra cicli di cura e il successivo trapianto di cellule staminali donate del fratello Jamie risultato essere compatibile.

Oggi Graeme Clark sente di essere ritornato in forma, anche se ha perso la funzionalità della milza, cosa che lo costringe ad assumere ogni giorno una pillola. Ad aprile saranno trascorsi cinque anni da quel giorno fatale e solo allora potrà dire di aver superato la malattia.

Altro discorso è l’impatto psicologico che questa ha avuto su lui e la moglie. Dice che hanno perso l’innocenza perché prima di allora, aveva 29 anni quando si è ammalato, pensavano alla loro vita come ad un percorso sereno almeno sino agli 80 anni. Il cancro ha segnato un prima e un dopo ma in ogni caso oggi si sentono più forti e consapevoli.

 

Marco Benedetto

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