Anche l’uso dello smartphone può diventare una droga, alla pari della dipendenza da alcol o sostanze stupefacenti. In Italia, secondo una stima elaborata da uno studio realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con Fondazione Novella Fronda e presentato oggi durante un convegno a Milano, circa 100mila ragazzi vivono con una ‘social media addiction’, cioè con il bisogno compulsivo e irrefrenabile di accedere ai propri social network. Circa 480mila giovani passano troppe ore a giocare ai videogame su internet e in 66mila hanno una tendenza al ritiro sociale, con giorni o anche mesi di isolamento nelle proprie camere da letto caratterizzati da un uso compulsivo del web.
“Dopo l’avvento di Internet, si è andati incontro ad un’altra forma di dipendenza, non meno grave. In maniera analoga a quanto avviene per la compulsione nel gioco d’azzardo, per fare un esempio, lo stesso può accadere ‘compulsando’ continuamente i social network – commenta Luigi Gallimberti, medico psichiatra e tossicologo e fondatore della Fondazione Novella Fronda -. Ed è proprio su queste dipendenze comportamentali, oggi purtroppo sottovalutate, sui cui dobbiamo intervenire con urgenza”.
La Fondazione, inoltre, sta per presentare una petizione ai ministeri dell’Istruzione, della Cultura, dell’Università e degli Interni e alle Camere affinché vengano adottate misure per regolamentare l’uso dei dispositivi elettronici a scuola e, in particolare, nelle classi dei ragazzi di età compresa tra i 6 e i 17 anni. A dimostrare gli effetti negativi di un uso eccessivo del cellulare ci pensa anche la scienza.
Recenti studi, sottolinea Galimberti, hanno evidenziato come lo spessore della corteccia prefrontale sia tanto più sottile quante più sono le ore che un cervello trascorre davanti a uno schermo. Un assottigliamento che risulta direttamente proporzionale all’incapacità di controllare molti impulsi, primo fra tutti l’aggressività.