Negli ultimi anni, la popolarità dei tatuaggi è cresciuta esponenzialmente. Secondo le stime circa il 20% degli europei e fino al 30% degli americani ne possiede almeno uno. Parallelamente a questa crescente tendenza, recenti studi suggeriscono un possibile collegamento tra i tatuaggi e un aumento del rischio di sviluppare linfoma, un tipo di cancro del sangue. In particolare, uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Lund in Svezia ha riscontrato che avere tatuaggi può aumentare il rischio di linfoma del 21%.
L’inchiostro utilizzato nei tatuaggi contiene una varietà di sostanze chimiche, alcune delle quali sono note per essere cancerogene. Questi agenti possono includere metalli pesanti come il piombo, il cadmio e il cromo, oltre a composti organici come gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Queste sostanze possono entrare nel corpo attraverso la pelle e, una volta all’interno, possono essere trasportate dal sistema immunitario ai linfonodi, dove possono rimanere immagazzinate per anni. Questo processo di trasporto e immagazzinamento è una delle principali preoccupazioni per i ricercatori, poiché può potenzialmente portare a effetti negativi sulla salute a lungo termine.
Lo studio condotto dall’Università di Lund ha utilizzato il registro nazionale dei tumori svedese per identificare i casi di linfoma e analizzare la possibile correlazione con i tatuaggi. Gli scienziati hanno esaminato i dati di individui di età compresa tra i 20 e i 60 anni a cui era stato diagnosticato un linfoma tra il 2007 e il 2017. In totale, hanno analizzato i dati di 1.398 persone con linfoma e 4.193 persone senza linfoma. I risultati hanno mostrato che il 21% delle persone con linfoma aveva almeno un tatuaggio, rispetto al 18% delle persone senza linfoma.
La scoperta più significativa dello studio è stata che le persone con tatuaggi avevano un rischio di linfoma maggiore del 21% rispetto a quelle senza tatuaggi. Inoltre, i ricercatori hanno osservato che il rischio di linfoma era particolarmente elevato nei primi due anni dopo aver fatto un tatuaggio, con un aumento dell’81%. Questo rischio diminuiva tra i 3 e i 10 anni successivi al tatuaggio, per poi aumentare nuovamente fino a un rischio superiore del 19% dopo 11 anni. La dimensione del tatuaggio non sembrava influire sul rischio di linfoma, indicando che anche piccoli tatuaggi potrebbero comportare un rischio significativo.
Due tipi di linfoma sono risultati particolarmente associati ai tatuaggi: il linfoma diffuso a grandi cellule B e il linfoma follicolare. Entrambi questi tipi di linfoma sono tra i più comuni e aggressivi, e il loro legame con i tatuaggi è un’ulteriore conferma della necessità di ulteriori ricerche per comprendere appieno i meccanismi sottostanti a questa associazione.
Mentre lo studio non ha indagato direttamente sui motivi specifici dell’aumento del rischio di linfoma associato ai tatuaggi, esistono diverse ipotesi. Una delle possibilità è che le sostanze chimiche presenti negli inchiostri per tatuaggi possano provocare mutazioni cellulari o influire negativamente sul sistema immunitario. Inoltre, il processo di tatuaggio stesso, che comporta l’inserimento di aghi nella pelle, potrebbe introdurre infezioni o altri fattori di rischio che potrebbero contribuire allo sviluppo del linfoma.
Esperti come Wael Harb, ematologo e oncologo presso il MemorialCare Cancer Institute in California, hanno sottolineato l’importanza di considerare i fattori legati allo stile di vita. Harb ha evidenziato che, sebbene i tatuaggi stessi possano essere un fattore di rischio, anche altri comportamenti associati, come il fumo o l’uso di sostanze, potrebbero contribuire all’aumento del rischio di linfoma. Rachel Orritt, responsabile delle informazioni sanitarie presso Cancer Research UK, ha ribadito che ulteriori ricerche sono necessarie per distinguere gli effetti specifici dei tatuaggi dai fattori legati allo stile di vita e per comprendere meglio il ruolo di questi ultimi nelle associazioni osservate.
I tatuaggi non solo espongono le persone ai rischi associati alle sostanze chimiche nell’inchiostro, ma anche ai rischi derivanti dall’uso degli aghi. Esiste il pericolo di trasmissione di malattie infettive come l’epatite C, soprattutto se gli aghi non sono adeguatamente sterilizzati. L’epatite C, a sua volta, è stata collegata a un aumento del rischio di linfoma non Hodgkin, suggerendo che le pratiche di tatuaggio non sicure possano contribuire a questo rischio.
Sebbene i risultati dello studio non siano da sottovalutare, è importante ricordare che il linfoma è una malattia relativamente rara. L’aumento del 21% nel rischio relativo si riferisce a un rischio di base molto basso. Tuttavia, è essenziale che le persone siano consapevoli dei potenziali rischi associati ai tatuaggi e che cerchino assistenza medica se notano sintomi insoliti o preoccupanti. I ricercatori sottolineano che la consapevolezza dei rischi è cruciale per prendere decisioni informate riguardo ai tatuaggi.
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