Un farmaco per il Parkinson (ropinirolo) può portare benefici alle persone che soffrono di sclerosi laterale amiotrofica, la Sla. Infatti rallenta la progressione della malattia dando benefici a livello muscolare per sei mesi: lo rivela un primo trial clinico condotto da Hideyuki Okano della Keio University School of Medicine di Tokyo. I risultati sono stati resi noti sulla rivista Cell Stem Cell. Il farmaco ha ritardato la progressione della malattia in media di 27,9 settimane.
Ancora orfana di cura, la sclerosi laterale amiotrofica (Sla), o morbo di Lou Gehrig, è una malattia dei motoneuroni (neuroni che controllano i muscoli) che porta le persone a perdere gradualmente il controllo muscolare. Il team ha coinvolto 20 pazienti che, in media, convivevano con la Sla da 20 mesi. Lo studio è stato condotto in doppio cieco per le prime 24 settimane, ovvero né i pazienti né i medici sapevano chi ricevesse il ropinirolo e chi placebo.
Poi, per le 24 settimane successive, a tutti è stato somministrato consapevolmente il ropinirolo. Il team ha monitorato una serie di parametri fino a 4 settimane dopo la conclusione del trattamento: ad esempio i cambiamenti nell’attività fisica auto-riferita dai pazienti e nella capacità di mangiare e bere in modo indipendente, i dati sull’attività fisica ricavati da dispositivi indossabili e i cambiamenti nella mobilità, forza muscolare e funzione polmonare.
“Abbiamo scoperto che il ropinirolo è sicuro e tollerato per i pazienti ed è promettente per aiutarli a sostenere l’attività quotidiana e la forza muscolare”, affermano gli autori. I pazienti che hanno ricevuto il ropinirolo durante entrambe le fasi dello studio erano più attivi fisicamente rispetto al gruppo placebo. Hanno anche mostrato un declino più lento della mobilità, della forza muscolare e della funzione polmonare e maggiore sopravvivenza. I benefici del ropinirolo rispetto al placebo sono diventati sempre più evidenti con il progredire dello studio.
“Con questa sperimentazione abbiamo dimostrato che è sicuro da usare nei pazienti affetti da Sla e che potenzialmente ha un certo effetto terapeutico, ma per confermarne l’efficacia abbiamo bisogno di ulteriori studi e stiamo ora pianificando una sperimentazione di fase 3 per il prossimo futuro”, concludono gli autori.
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