Un recente studio ha evidenziato che la risposta al vaccino anti-Covid-19 può variare considerevolmente da persona a persona, e ciò è influenzato dalle caratteristiche genetiche individuali. Condotta da un team di ricercatori provenienti da diverse istituzioni, tra cui la Fondazione Irccs Istituto Neurologico “Carlo Besta”, l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs, l’Azienda Ospedaliera Senese e la Fondazione Irccs Casa Sollievo della Sofferenza, questa ricerca si è concentrata sullo studio delle basi genetiche delle differenze nella risposta anticorpale al vaccino Bnt162b2 (Pfizer-Biontech) contro il Covid-19.
I risultati hanno dimostrato che individui con determinate varianti genetiche nei geni del complesso maggiore di istocompatibilità, coinvolti nei meccanismi di difesa immunitaria, producono quantità variabili di anticorpi contro il coronavirus Sars-CoV-2. Pubblicato in open access su ‘Communications Medicine’, lo studio ha coinvolto 1.351 operatori sanitari vaccinati e ha analizzato la correlazione tra varianti genetiche e livelli anticorpali nel siero a 30 giorni dalla somministrazione della seconda dose del vaccino Pfizer-Biontech. L’analisi ha rivelato che una regione specifica del genoma sul cromosoma 6 era significativamente associata ai livelli di anticorpi. Questa regione contiene geni che influenzano la risposta immunitaria, e le diverse combinazioni genetiche possono portare a livelli di anticorpi più alti o più bassi. Secondo i ricercatori, questi risultati suggeriscono la possibilità di personalizzare la campagna vaccinale utilizzando informazioni genetiche per fornire il vaccino più efficace a ciascun individuo.