Santino Spinelli, in arte Alexian, si è esibito davanti a due Papi (Benedetto XVI e Francesco) e lo scorso 10 ottobre ha diretto un concerto al Teatro alla Scala, uno dei massimi templi mondiali della musica classica. Del musicista, musicologo, virtuoso della fisarmonica, nonché fondatore e direttore di due orchestre, Santino Spinelli, in arte Alexian, che si è esibito davanti a due Papi (Benedetto XVI e Francesco), abbiamo scritto più volte.
Oltre che alla musica Alexian da molti anni si dedica alla valorizzazione e pubblicizzazione della storia e cultura dei romanés: vale a dire, delle genti che usiamo indicare come rom anche se sono composte pure da altri gruppi (sinti, kale, manouches e romanichals) e sottogruppi. Genti di norma malviste, almeno in Italia, perché ritenute a torto in blocco un problema sociale, da confinare quindi nei famosi e famigerati campi nomadi.
DOMANDA – Il 10 aprile è avvenuta una cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato e che senza esagerare si può definire un avvenimento storico, e non manca chi lo ha definito un vero e proprio miracolo. Lei e suo figlio Gennaro avete suonato musiche rom al Teatro alla Scala di Milano, uno dei palcoscenici più prestigiosi del mondo, vero e proprio tempio della musica classica. Lei alla fisarmonica, strumento popolare spesso snobbato dai cultori della musica classica, e suo figlio al violino, strumento di élite. Ci può spiegare come siete arrivati a questo traguardo? Su iniziativa e invito di chi?
RISPOSTA – Siamo stati invitati dalla sezione scaligera dell’ANPI e dall’UNAR ( Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali ) Presidenza del Consiglio dei Ministri, promotori dell’evento assieme all’UCRI (Unione delle Comunità Romanés Italiane), tenendo presente i nostri curriculum artistici e la nostra professionalità. Abbiamo suonato in eventi prestigiosi e in teatri importanti in Italia e in Europa. Anche i concerti con l’Orchestra Sinfonica Gioacchino Rossini di Pesaro hanno suscitato interesse e pesato molto nella decisione di invitarci alla Scala.
Fondamentalmente si è tenuto in conto delle composizioni originali rom e in particolare hanno selezionato la mia composizione in stile modale Romano Dives eseguita due volte durante il concerto. La seconda volta come bis voluto dal pubblico. Un trionfo straordinario di pubblico e di critica e non era certamente scontato. Le esecuzioni sono state ritenute perfette e strabilianti. Il pubblico era colto ed esigente e lo abbiamo pienamente soddisfatto.
D – Ci sono state titubanze e indecisioni da parte della dirigenza della Scala, magari per il timore di avere osato troppo e di essere di conseguenza criticata pesantemente dai cosiddetti benpensanti? E titubanze da parte vostra? Come sarebbe stato accolto?
R – C’era più che altro l’incertezza della novità di proporre la musica romanì europea etno-sinfonica. Il risultato è stato trionfale con standing ovation finale. Un passaggio storico dalla musica folklorica alla musica sinfonica nel templio della musica mondiale. Un riconoscimento alla musica romani e alla popolazione romanì.
D – Perché è stata scelta, da parte di chi, la data della Giornata Internazionale del Popolo Romanì?
R – Abbiamo voluto che l’evento ricadesse in tale periodo per condividere questo concerto con la popolazione romanì di tutto il mondo. Non solo una esaltazione individuale o familiare, ma un riconoscimento ad un popolo intero. Obbiettivo pienamente raggiunto.
D) – Immagino che eravate molto emozionati. Paura di deludere? Oltretutto accompagnati dai solisti dell’orchestra de La Scala oltre che dai solisti dell’orchestra sinfonica Gioacchino Rossini di Pesaro.
R – No, io e mio figlio Gennaro siamo dei professionisti con migliaia di concerti alle spalle. Eravamo pronti e preparati, il dubbio era sulla partecipazione del pubblico e la risposta degli addetti ai lavori. Risultato straordinario al di la delle più rosee previsioni. C’era certamente tanta pressione, ma alla fine siamo riusciti a conquistare pubblico, critica e mass media visti i risultati. Una grande soddisfazione sotto tutti i punti di vista.
D) – Come avete scelto le opere presentate? Solo musica classica o anche musica rom?
R – Abbiamo diviso il repertorio in due segmenti: musica romanì d’ispirazione e musica romanì del repertorio tradizionale e in aggiunta una mia composizione originale: Romanó Dives, il giorno della festa rom, in occasione della Giornata Mondiale dei Rom.
D – Quali opere classiche e quali musiche rom?
R – Opere classiche celebri come la Csardas di Vittorio Monti, Habanera dalla Carmen di Georges Bizet e la Danza Ungherese n. 5 di Johannes Brahms, le musiche tradizionali rom come Gelem Gelem ed Erdelezi.
D – Lei e Gennaro l’anno scorso e quest’anno siete stati però molto attivi suonando in vari teatri europei, oltre a quelli italiani, compreso il Palazzo del Consiglio d’Europa di Strasburgo.
R – Tra i teatri più belli in cui abbiamo suonato annovero il Teatro nazionale della Croazia a Zagabria, davvero un gioiello. Anche il Teatro di Podgorica e l’Auditorium Reina Sofia di Madrid oltre che l’Istituto Cervantes di Madrid sono luoghi importanti ed esclusivi dove siamo stati protagonisti.
D – Suonare a La Scala è stato quindi il coronamento di una tournée europea di grande successo?
R – Più che altro direi che è stato il coronamento di una carriera per ciò che mi riguarda dopo migliaia di concerti tenuti in tutta Europa in 42 anni di carriera professionale.
D – Ci sono in vista concerti in grandi teatri non europei? Per esempio negli USA, dove i rom hanno avuto personaggi straordinari come Rita Hayworth, Charlie Chaplin. Elvis Presley.
R – Ci sono delle trattative in corso con il mio nuovo management con cui ho appena firmato un contratto di esclusiva il 5 aprile scorso. Ci saranno tanti nuovi sviluppi.
D – Beh, dopo più di 600 anni dal primo insediamento rom in Italia, avvenuto se non sbaglio nel 1422, è una bella soddisfazione. O no?
R- Sicuramente sì. Io e mio figlio siamo consapevoli che non rappresentiamo solo noi stessi o la nostra famiglia o solo la nostra comunità romanì italiana ma tutto un popolo presente in tutti i continenti. Pensi che son venuti ad ascoltarci rom dalla Spagna, Serbia, Slovenia e Romania. Un’immensa soddisfazione che ci ha dato tanta forza e un grande stimolo.
D – Lei ha creato l’Orchestra Europea per la Pace, composta da 32 elementi di caratura internazionale. Che effetto le fa che sono in corso due guerre feroci? Una in Ucraina e una a Gaza, con migliaia di vittime, a Gaza soprattutto bambini. E con il continuo annuncio di vari leader politici e statali europei, soprattutto tedeschi, che nel giro di tre anni saremo in guerra con la Russia.
R – Le guerre sono purtroppo una cinquantina nel mondo e sono tutte terribili, muoiono innocenti. La mia coscienza è profondamente scossa. Sono un uomo di pace e sono schierato solo ed esclusivamente dalla parte della pace da raggiungere a tutti i costi per il bene dell’umanità tutta.
D – L’Orchestra Europea per la Pace ha in programma concerti tournée in Italia, in Europa e altrove?
R – Al momento ho altri impegni e un’importante produzione discografica con l’Orchestra Sinfonica Gioacchino Rossini di Pesaro e una tournée europea con il mio gruppo, l’Alexian Group, che ha appena realizzato il CD Romanò Basadipé, la magia della musica rom, prodotto e distribuito sulle piattaforme musicali dalla casa discografica Compagnia Nuove Indye (CNI), del noto produttore Paolo Dossena.
D – Il grande riconoscimento costituito dall’esordio a La Scala convincerà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a nominarla senatore a vita? E’ la proposta che ho lanciato qualche anno fa assieme al poliedrico artista Moni Ovadia e al docente israeliano Ariel Toaff con una petizione al Presidente per il grande impegno da lei profuso da molti anni contro il diffuso pregiudizio anti rom e a favore del far conoscere la realtà rom anche italiana. Realtà composta in massima parte da stanziali, lavoratori e professionisti: dei circa 170 mila rom italiani, 70 mila sono sfruttati e tenuti nei campi nomadi, dei quali lei ha chiesto finora senza successo l’abolizione. Mattarella finora si è limitato a nominarla Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana ( https://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/santino-spinelli-commendatore-3161035/ ). Un riconoscimento non da poco, ma di rango inferiore alla nomina a senatore a vita.
R – Speriamo. Un rom senatore sarebbe un ulteriore passo avanti sul percorso del pieno riconoscimento dei rom e della loro cultura inclusa e armonizzata nell’ambito della società italiana in pieno rispetto dell’articolo 3 della Costituzione superando ogni forma di discriminazione che è indegna di una società evoluta e civile.
D – Il Samudaripen, detto anche Porrajmos, cioè il genocidio dei rom perpetrato dai nazisti tedeschi [dai 400mila ai 2 milioni di vittime], con la complicità italiana, verrà finalmente inserito nella Giornata della Memoria del 27 gennaio? E il Memoriale del Samudaripen verrà realizzato, come lei ha chiesto, anche in Italia come già in Germania a Berlino vicino al Memoriale della Shoà ebraica? O noi rom resteremo figli di un Dio minore? [Dico noi perché io il 15 ottobre 2019 sono stato nominato rom ad honorem per il mio impegno contro i pregiudizi]
D – A Lanciano (Chieti), al Parco delle Memorie, siamo riusciti, non senza difficoltà, a creare il primo Monumento al Samudaripen e lo scorso anno siamo riusciti a piantumare nello stesso parco un albero dedicato a mio.padre Gennaro che da bambino fu deportato con la sua famiglia, e a creare il Memoriale Naj Sen Bistarde (Non siete dimenticati). Grazie alla Comunità Ebraica, nell’ambito del progetto La Memoria A Più Voci siamo riusciti anche ad inaugurare la prima pietra di inciampo dedicato al sinto Romano Held a Trieste dove viveva, il 18 gennaio 2023. Piccoli passi ma estremamente significativi. C’è ancora tanta strada da fare e lo faremo assieme alle nuove generazioni.
D – A che punto è il progetto di imitare gli ebrei chiedendo alla Germania di pagare i risarcimenti per le vittime del genocidio dei rom?
R – In questo momento personalmente mi sto occupando più della valorizzazione della cultura e dell’arte romani e in particolare della musica con diversi progetti compreso il riconoscimento da parte dell’UNESCO della musica romanì come patrimonio dell’umanità. Un traguardo che vogliamo raggiungere dopo quello già realizzato della lingua romanì riconosciuta come patrimonio dell’umanità.
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