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Sclerosi Multipla, scoperto il legame con una dieta ricca di sale

Un recente studio ha messo in luce un legame potenzialmente pericoloso tra un elevato consumo di sale e lo sviluppo di malattie autoimmuni, in particolare la sclerosi multipla (SM). Gli scienziati hanno identificato un percorso molecolare che sembra collegare l’assunzione eccessiva di sodio alla disfunzione delle cellule T regolatrici, cellule chiave nella gestione della risposta immunitaria.
La sclerosi multipla, una malattia autoimmune
La sclerosi multipla è una malattia autoimmune cronica che colpisce il sistema nervoso centrale, causando l’attacco del sistema immunitario alla mielina, una sostanza che avvolge e protegge le fibre nervose. Questo porta alla distruzione della mielina (processo chiamato demielinizzazione), causando sintomi come debolezza muscolare, difficoltà di movimento, visione offuscata e affaticamento. La SM è una malattia complessa, in cui sia i fattori genetici che quelli ambientali giocano un ruolo chiave nello sviluppo della patologia.

Il ruolo delle cellule T regolatrici nella sclerosi multipla

Le cellule T regolatrici (Treg) sono un tipo di globuli bianchi che svolgono una funzione fondamentale nel mantenimento dell’equilibrio del sistema immunitario. Queste cellule aiutano a sopprimere le risposte immunitarie eccessive contro i tessuti del corpo, prevenendo così le malattie autoimmuni. Nella sclerosi multipla, le Treg non funzionano correttamente, permettendo al sistema immunitario di attaccare la mielina e, di conseguenza, danneggiare il sistema nervoso centrale.

Studi recenti hanno dimostrato che la disfunzione delle Treg è uno dei fattori determinanti nello sviluppo della SM. Tuttavia, ciò che non era ancora chiaro era il meccanismo esatto che porta alla disfunzione di queste cellule. È qui che entra in gioco il nuovo studio, che ha rivelato un potenziale legame tra un elevato apporto di sodio nella dieta e il malfunzionamento delle cellule T regolatrici.

L’effetto del sale sulla regolazione delle cellule immunitarie

La connessione tra l’assunzione di sale e le malattie autoimmuni è stata già suggerita in studi precedenti, ma questo nuovo studio pubblicato su Science Translational Medicine ha scoperto un percorso molecolare preciso che potrebbe spiegare come il sale influenzi negativamente le cellule T regolatrici.

I ricercatori hanno identificato due geni, SGK-1 e PRDM1-S, che svolgono un ruolo cruciale in questo processo. Alti livelli di sodio stimolano una sovraregolazione di questi geni nelle cellule T regolatrici, causando una loro disfunzione. La sovraregolazione del gene PRDM1-S, in particolare, sembra essere un fattore chiave nella riduzione della capacità delle Treg di sopprimere le risposte autoimmuni.

Questo studio suggerisce che una dieta ricca di sale può scatenare una cascata di eventi molecolari che portano alla perdita di controllo delle risposte immunitarie, aumentando così il rischio di sviluppare malattie autoimmuni come la sclerosi multipla.

Il percorso molecolare scoperto: il ruolo di PRDM1-S e SGK-1

Nel dettaglio, il gene PRDM1-S codifica per una proteina chiamata BLIMP1, che ha il compito di regolare la funzione delle cellule T regolatrici. In condizioni normali, la proteina BLIMP1 esiste in due forme, una versione a lunghezza intera (PRDM1-L) e una versione più corta (PRDM1-S). Le cellule T regolatrici di individui sani mostrano una prevalenza della forma più corta, PRDM1-S, rispetto alla versione a lunghezza intera.

Tuttavia, nello studio, è stato osservato che nelle persone affette da sclerosi multipla, i livelli di PRDM1-S erano significativamente più elevati rispetto ai controlli sani. Questo aumento sembra essere direttamente correlato alla disfunzione delle Treg.

Inoltre, il gene SGK-1, che è noto per influenzare negativamente la funzione delle cellule T regolatrici, è stato trovato in stretta correlazione con PRDM1-S. Questo legame ha portato i ricercatori a ipotizzare che PRDM1-S agisca regolando l’espressione di SGK-1, contribuendo così alla disfunzione delle Treg.

Esperimenti condotti in laboratorio hanno confermato che un’eccessiva espressione di PRDM1-S porta a un aumento dei livelli di SGK-1, riducendo ulteriormente l’efficacia delle cellule T regolatrici. Questa scoperta apre nuove prospettive per comprendere il ruolo del sale nell’attivazione di questo percorso molecolare e nella compromissione della regolazione immunitaria.

L’assunzione di sale e le malattie autoimmuni

barattolo di sale
L’assunzione di sale e le malattie autoimmuni (blitzquotidiano.it)

 

Il legame tra dieta e malattie autoimmuni non è nuovo. Negli ultimi anni, sempre più studi hanno suggerito che fattori ambientali, come la dieta, possono avere un ruolo significativo nell’insorgenza di malattie come la sclerosi multipla. Un elevato apporto di sodio, tipico delle diete moderne, è stato associato a un aumento del rischio di sviluppare patologie autoimmuni.

La scoperta di questo nuovo meccanismo molecolare rafforza ulteriormente l’idea che il consumo di sale possa avere effetti dannosi sul sistema immunitario. L’esposizione a concentrazioni elevate di sodio, infatti, sembra interferire con la capacità delle cellule T regolatrici di svolgere il loro ruolo di “guardiani” dell’equilibrio immunitario.

Implicazioni per il trattamento della sclerosi multipla

Questa nuova scoperta ha implicazioni importanti per lo sviluppo di terapie mirate contro la sclerosi multipla. Se il percorso molecolare PRDM1-S/SGK-1 può essere confermato come un fattore chiave nella disfunzione delle cellule T regolatrici, potrebbe diventare un bersaglio terapeutico per nuovi farmaci volti a ripristinare la funzione immunitaria nelle persone affette da SM.

Inoltre, questa ricerca apre la strada alla possibilità di sviluppare marcatori biologici basati su questo pathway, che potrebbero aiutare a identificare i pazienti a rischio di sviluppare malattie autoimmuni o a stratificare i pazienti con SM per trattamenti più personalizzati.

Nonostante l’importanza di queste scoperte, ci sono ancora molte domande aperte. Per esempio, è necessario capire se il pathway PRDM1-S/SGK-1 sia direttamente coinvolto nella causa della sclerosi multipla o se rappresenti solo uno dei numerosi meccanismi che portano alla disfunzione delle Treg.

Un altro aspetto da considerare è la necessità di confermare questi risultati attraverso studi clinici su pazienti affetti da SM, per verificare se l’inibizione di questo pathway possa effettivamente migliorare la funzione delle cellule T regolatrici e rallentare la progressione della malattia.

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