
Sclerosi multipla, squilibrio nei batteri intestinali può prevederne la gravità (blitzquotidiano.it)
Uno squilibrio nella flora intestinale potrebbe avere un ruolo chiave nella gravità dei sintomi della sclerosi multipla (SM). Una recente ricerca condotta su modelli murini suggerisce che il rapporto tra due tipi di batteri intestinali potrebbe essere un indicatore della severità della malattia.
Attualmente, circa 2,9 milioni di persone in tutto il mondo convivono con la sclerosi multipla, una patologia neurologica cronica in cui il sistema immunitario attacca il sistema nervoso centrale. L’andamento della malattia può variare da paziente a paziente, con sintomi che possono peggiorare nel tempo o manifestarsi con episodi acuti.
Sclerosi multipla, fattori di rischio e ruolo del microbioma intestinale
Diversi fattori di rischio sono stati associati alla SM, tra cui predisposizione genetica, fumo, carenza di vitamina D, dieta e salute intestinale. Quest’ultima ha acquisito una crescente attenzione nella ricerca scientifica, poiché il microbioma intestinale sembra avere un impatto significativo sulla regolazione del sistema immunitario.
Secondo il professor Ashutosh K. Mangalam, dell’Università dell’Iowa, alcuni studi hanno evidenziato che la composizione dei batteri intestinali nelle persone affette da Sclerosi Multipla differisce da quella dei soggetti sani. Tuttavia, la variabilità nei risultati di queste ricerche suggerisce la necessità di ulteriori indagini per comprendere con esattezza il ruolo del microbioma intestinale nella progressione della malattia.
L’importanza dell’equilibrio batterico
Nella prima fase dello studio, i ricercatori hanno analizzato il microbioma intestinale di 45 pazienti affetti da SM. I risultati hanno evidenziato una maggiore presenza di un batterio chiamato Blautia nei soggetti con la malattia, mentre il batterio Prevotella risultava meno abbondante. Studi precedenti hanno collegato uno squilibrio di Prevotella con diverse patologie, suggerendo un suo ruolo benefico per la salute intestinale.
Secondo Mangalam, la predominanza di Blautia nei pazienti con SM potrebbe contribuire ai processi infiammatori tipici della malattia, mentre la riduzione di Prevotella potrebbe indicare una perdita di batteri protettivi. Queste osservazioni rafforzano l’ipotesi che un’alterazione del microbioma intestinale possa influenzare l’evoluzione della sclerosi multipla.
Dallo studio sui pazienti a quello sui modelli murini

Per approfondire l’analisi, i ricercatori hanno condotto esperimenti su topi suddivisi in tre gruppi, a cui sono stati somministrati rispettivamente Blautia, Prevotella o, nel caso del gruppo di controllo, un altro batterio chiamato Phocaeicola.
I topi trattati con Blautia hanno sviluppato un’infiammazione intestinale più marcata e sintomi più gravi rispetto agli altri gruppi. Inoltre, è emerso che questi topi presentavano livelli inferiori di Bifidobacterium e una maggiore abbondanza di Akkermansia prima della comparsa dei sintomi della malattia.
Gli scienziati ritengono che l’interazione tra questi batteri possa influenzare la gravità della SM. In particolare, Blautia e Akkermansia sono noti per nutrirsi del rivestimento mucoso intestinale, contribuendo a creare un ambiente pro-infiammatorio. D’altra parte, Bifidobacterium sembra prosperare in un contesto meno infiammato, suggerendo che il suo declino potrebbe essere correlato all’aggravarsi della malattia.
Probiotici e sclerosi multipla: un’opzione terapeutica?
Questi risultati sollevano interrogativi sulla possibilità di contrastare la progressione della SM attraverso l’uso di probiotici. Tuttavia, secondo Mangalam, è necessario essere prudenti nell’assumere che l’introduzione di batteri benefici come Bifidobacterium possa necessariamente tradursi in un miglioramento dei sintomi.
Le malattie autoimmuni, tra cui la sclerosi multipla, creano un ambiente corporeo ostile alla sopravvivenza dei batteri benefici. Di conseguenza, anche se Bifidobacterium venisse introdotto nell’intestino, non è certo che possa insediarsi e produrre effetti positivi.
Mangalam suggerisce piuttosto di adottare un’alimentazione sana e ricca di fibre, poiché la dieta influisce significativamente sulla composizione del microbioma intestinale. Incrementare il consumo di frutta e verdura può favorire l’equilibrio batterico e sostenere un microbioma più sano. Sebbene la combinazione di una dieta equilibrata con probiotici possa offrire benefici, al momento non esistono prove scientifiche definitive a sostegno di questa ipotesi.
Ulteriori studi per confermare le scoperte
La dottoressa Barbara Giesser, neurologa e specialista in sclerosi multipla presso il Pacific Neuroscience Institute di Santa Monica, sottolinea l’importanza di questa ricerca nel contestualizzare il ruolo del microbioma intestinale nella malattia. Tuttavia, evidenzia che la maggior parte delle evidenze deriva da studi su modelli animali e che sono necessarie ricerche su larga scala e a lungo termine per verificare questi risultati negli esseri umani.
Poiché il microbioma intestinale è fortemente influenzato da fattori esterni come dieta ed esercizio fisico, ulteriori approfondimenti potrebbero fornire indicazioni utili per strategie di prevenzione e gestione della sclerosi multipla basate su modifiche dello stile di vita.